proposta di legge dei pescasub in sardegna

PescaSubacquea.net Forum La community del pescatore subacqueo Questioni giuridiche proposta di legge dei pescasub in sardegna

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  • #2810
    dino addis
    Partecipante

    carissimi pescasub sardi,
    penso che si possa aprire una discussione privata con l’assessore alla regione Andrea Prato, su una proposta di legge
    sulla regolamentazione della pesca in apnea.
    credo che poter passare a lui la nostra idea sia molto importante, o comunque un modo per far sentire le nostre proposte in modo diretto.
    quindi….
    iniziamo col buttare giù qualche proposta seria ed io gliela farò avere in modo che si possa aprire una discussione.

    #132233
    zio frank
    Partecipante

    Una regolamentazione andrebbe fatta sulla possibilità  di pesca nelle AMP in quanto nelle altre aree non ci sono problemi. Però la vedo dura perchè il discorso coinvolge il territorio nazionale, il ministero dell’ambiente e tutte le varie lobby dei pescatori professionisti che vedono in noi dei concorrenti. La possibilità  di un’apertura delle Amp a noi pescasub, anche con degli speciali permessi o patentini potrebbe essere la proposta. Senti questo assessore e vedi come la pensa lui in questo senso.

    #132234
    Marcoz
    Partecipante

    @zio frank wrote:

    Una regolamentazione andrebbe fatta sulla possibilità  di pesca nelle AMP in quanto nelle altre aree non ci sono problemi. Però la vedo dura perchè il discorso coinvolge il territorio nazionale, il ministero dell’ambiente e tutte le varie lobby dei pescatori professionisti che vedono in noi dei concorrenti. La possibilità  di un’apertura delle Amp a noi pescasub, anche con degli speciali permessi o patentini potrebbe essere la proposta. Senti questo assessore e vedi come la pensa lui in questo senso.

    concordo

    #132235
    dino addis
    Partecipante

    sarebbe opportuno indicare con precisione la legge regionale e le opportune modifiche che vorremmo fossero apportate.
    vi ricordo che la sardegna è comunque una regione autonoma a statuto speciale.
    nullla vieta che si possano adottare regole diverse pur controllate della pesca in apnea.

    #132236
    kalama
    Partecipante

    Non concordo, io sono per le aree marine protette da tutti, dal lenzaiolo al diving sub, insomma se ci possono essere polmoni che possono dare ossigeno alle zone limitrofe devono essere protette punto e basta, nessuno in acqua. La battaglia che dovremmo mandare avanti è quella di mettere tutti sullo stesso piano, quello nostro, ovvero niente pesca e immersioni per nessuno.
    Poi potete anche chiedere a qualche assessore che magari ve lo permette per un pugno di voti fregandosene dell’ambiente, se guardate il sito della Regione l’assessore Prato vorrebbe permettere (contro la normativa europea) di prendere aragoste sotto la taglia minima comunitaria, perchè da un documento dei rappresentanti del settore si evidenziava che il 70% delle catture sono sotto la taglia minima…. ma insomma evidentemente non le lasciano crescere le poverette ed evidente che molte sottotaglia non rifiniscono in mare finiscono bollitte, e come se siccome non si riesce a pescare saraghi oltre la taglia minima di 15 cm (forse nemmeno 2 etti) si chiedessi di prenderli da un etto….. per poi arrivare a mezz’etto e poi alle uova…bà !!

    #132237
    Max
    Moderatore

    Concordo con kalama, o tutti o nessuno.
    Le AMP “dovrebbero” servire per ripopolare in parte il mare, allora è giusto che sia inaccessibile a tutti, sportivi e professionisti!

    #132238
    Fulvio48
    Partecipante

    Vorrei proporvi alcune riflessioni su parchi marini/pesca subacquea. Mi scuso per l’approccio “tranchant” utilizzato per necessità  di sintesi:
    – àˆ ormai noto che il depauperamento della risorsa ittica è causato dall’intensivo prelievo, prelievo maggiore della sua capacità  di accrescimento. Tutti gli indicatori specifici mostrano infatti una diminuzione della biomassa complessiva e degli stocks delle specie bersaglio della pesca industriale. Anche la diminuzione della taglia media del pescato conforta purtroppo questa tesi.
    – Solo in misura non quantizzata, ma probabilmente inferiore al prelievo, si può fare causa all’inquinamento. Questa tesi è fatta propria dalla Comunità  Europea, che mediante direttive che mirano alla ristrutturazione della flotta peschereccia dei paesi membri, propone, in ultima analisi, due linee di azione:
    – la prima, finanziando/incentivando l’adozione di sistemi di cattura più selettivi;
    – la seconda, mirante alla riduzione dei prelievi mediante l’applicazione di quote-pesca (più efficaci delle moratorie o dei poco scientifici “fermo pesca”).
    E’ però, purtroppo, sotto gli occhi di tutti come l’Italia abbia impiegato la sua quota di fondi (vedi anche TG3 Reporter): “fermo pesca” fittizi tesi a favorire denaro a pioggia sul settore, baricentrati su periodi che con la biologia marina hanno poco a che vedere, quanto più utili a fermare le barche per manutenzione nei periodi meno interessanti per la pesca.
    – I “parchi” costituiscono delle costose aree rifugio per il pesce esistente ma, per quanto estese e protette, costituiscono una specie di “zoo” con una capacità  di creare biomassa tutta da dimostrare. Di contro, l’impegno di fondi per lo studio e la ricerca è meno che insufficiente.
    – La tutela dei fondali rocciosi sottocosta (sia di isole che di terraferma), che costituiscono la grandissima parte delle zone sottoposte a tutela, pone attenzione solo a quella parte di habitat generalmente meno aggredita dai sistemi di pesca industriale più distruttivi (strascico, accerchiamento dei banchi, ecc.). In queste aree sarebbe più saggio insistere sulla prevenzione dall’inquinamento localizzato che può influire sulla qualità  sito-specifica dell’habitat e quindi sulla riproduzione/accrescimento delle specie tipiche di quello stesso habitat.
    – Gli attuali tratti di mare tutelati (parchi, AMP, e chi più ne ha più ne metta) costituiscono la “foglia di fico” dietro la quale si nasconde l’incapacità  (o non volontà ) di affrontare il problema nel suo complesso e nella sua complessità . Si tratta inoltre di una falsa informazione, tesa a far credere che si stia facendo della tutela, mentre si fa solo immagine.
    – L’esclusione dei pescasub dalle aree tutelate rientra nello stesso schema di “battage” pubblicitario, fornendo all’opinione pubblica un facile, disorganizzato e debole capro espiatorio. La difficoltà  e la selettività  del nostro prelievo lo rendono ecologicamente più “sostenibile” di altre tecniche; ad oggi, tale tesi non è stata confutata nè scientificamente nè statisticamente. Inoltre, il prelievo complessivo dei pescasub può essere sicuramente considerato inferiore a quello effettuato da chi impiega altre tecniche di pesca sportiva caratterizzata sia da un grandissimo numero di praticanti sia da una maggiore capacità  di cattura (vedi traina, traina da fondo, palamiti fino a 200 ami per i dilettanti, ecc. ).
    – Il “pescato” della flotta professionale italiana ammonta a circa 300.000 tonnellate annue (si tratta di quello transitato per i mercati ittici; esclude quindi tutte le altre forme di vendita ed anche la quota ributtata subito a mare perché non commerciale o commerciabile). Si tratta quindi di circa 2466 ton/giorno di pescato. Poniamo adesso 1000 pescasub in acqua ogni giorno per 5 kg ciascuno: fanno 5 t/giorno, ovvero lo 0,2% del pescato giornaliero “ufficiale”.
    – Le trasmissioni televisive (in particolare Linea Blu e Pianeta Mare), fortemente influenzate dalle associazioni dei pescatori professionali e dal Ministero che si occupa di ambiente (vedi titoli di coda), ci escludono di fatto dal “pianeta blu”, dove (a parte la breve serie di inserti condotti da Pellizzari), quando ci considerano, ci considerano per screditarci o escluderci. In questo non manca mai l’aiuto della lobby dei “bombolari” che invece gode di una certa attenzione.

    Tornando ora al discorso delle zone di mare sottoposte a tutela mi trovo d’accordo con i due punti già  rimarcati da precedenti interventi:
    1) Le zone sottoposte a protezione dovrebbero essere difese e interdette a tutti i tipi di fruizione senza distinzione di scopo (quello che oggi dovrebbe essere per le zone A). Ciò significa investire in controlli invece che in “poltrone”. Sulle loro dimensioni non mi pronuncio, anche se invito ad una riflessione su quanto è stato fatto in Francia e, in particolare, in Corsica: piccole aree, ben difese, interdette a tutto. Ho escluso volutamente la grande area del Parco delle Bocche di Bonifacio, che collegandosi a quello dell’Arcipelago della Maddalena, ha assunto, per accordi politici, dimensioni spropositate, inutili e indifendibili.
    2) Il pescatore in apnea deve essere messo sullo stesso piano di tutti gli altri pescatori dilettanti. E questo dovrebbe capirlo anche la FIPSAS.

    Quanto alla possibilità  ottenere qualcosa dal nuovo esecutivo Sardo o da quello Nazionale, ho paura che potremmo ottenere solo un contentino in cambio di concessioni molto più drammatiche fatte alla pesca professionale. Porto ad esempio le proposte sulla riduzione della taglia minima del pescabile e sull’allungamento del periodo per la pesca al tonno rosso (sul quale, a livello Europeo, è stata invece ravvisata la necessità  della diminuzione del prelievo).
    Probabilmente queste proposte di concessioni vanno nello stesso senso dell’inerzia mostrata dalla “politica” nel combattere, ad esempio, l’impiego delle “spadare” , in particolare da parte di armatori che hanno ricevuto finanziamenti “a fondo perduto” per sostituire questi attrezzi.

    Sono pessimista.

    #132239
    Max
    Moderatore

    Come non quotarti Fulvio, condivido in pieno il tuo pensiero 😉

    #132240
    Capitan Simon
    Partecipante

    @Fulvio48 wrote:

    Sono pessimista.

    Credo di esser molto più pessimista di te Fulvio se guardo al futuro del nostro mare… 😥 nessuna fazione politica ha la voglia e la forza per regolamentare seriamente l’attività  professionale, nessuno lo ha fatto nel passato, nessuno riuscirà  a farlo in futuro.
    Ed il fatto che questi delinquenti abbiano l’arroganza e la faccia di c#lo di pretendere pure la diminuzione delle taglie minime e l’aumento delle quote, con un mare semrpe più desertificato, la dice lunga… 👿 😈

    Sarebbe bello se i pescasub riuscissero a rendersi conto della drammaticità  della situazione!!! 😥

    #132241
    dino addis
    Partecipante

    mi dispiace che si discuta di queste cose in modo pessimistico e non propositivo, volevo rispondere sulla questione delle aragoste.
    Le aragoste che presiedono in sardegna sono diverse biologicamente dalle altre del mediterraneo, questo è quello che un pescatore di castelsardo ha risposto alle mie domande, praticamente le taglie delle aragoste vengono prese per lunghezza e non per larghezza, di fatto le aragoste sarde sono più larghe che lunghe(come tutti noi sardi bassi ma …), io non sono certo di quello che mi è stato detto comunque sembra reale.
    torniamo al discorso delle AMP, io ho sempre pensato che ci dovrebbero essere dei blocchi a settore, per tipo di pesce, a seconda degli stadi di riproduzione, rarità  di specie ed habitat. l’esempio più vicino è quella della coperta, se la tiri da una parte si accorcia dall’altra, insomma perchè non creare dei blocchi biologici studiati da biologi per fare in modo di non creare solo piccoli eden subacquei e desertificare il restante territorio? sapete benissimo che se state vicino ad un area marina protetta il territorio adiacente è desertico.
    il subacqueo pesca pochissime specie di pesce non va a strappare praterie di poseidonia come fà  lo strascico, non fà  mattanze, credo solo che una persona possa lavorare bene solamente se viene a conoscenza di tutti i particolari, senta tutte le campane non credo che l’assessore Prato o il suo precedente siano venuti a conoscenza di tutte le problematiche di tutti i settori. E’ ora che anche noi facciamo sentire le nostre proposte e se oggi riusciamo ad ottenere il 10% secondo me è meglio di niente, ma è importante che noi facciamo sentire la nostra voce.
    vi prego vi chiedo solo di scrivere proposte strutturate per il bene di tutti ma in primis del nostro mare.
    ed io farò in modo di farci avere un incontro con l’assessore per discutere insieme dei nostri problemi e magari riuscire ad indirizzarlo verso un ottica diversa.
    grazie

    #132242
    zio frank
    Partecipante

    Sto cominciando ad avere dubbi sui blocchi biologici in generale figuriamoci se si dovessero applicare a tutte le singole specie. A me sembra che in mare non esistano queste regole ferre della riproduzione. Se una qualche forma di cambiamento sposta il periodo riproduttivo di una specie si rischia di fare una strage. Ho i miei dubbi sulla questione…. 🙄 🙄 🙄

    #132243
    Capitan Simon
    Partecipante

    Ottimo Franco! 😉 Hai centrato in pieno una delle tante questioni aperte ed irrisolte!!!
    Il fermo biologico è poco più di uno slogan… vero che i pesci hanno delle stagioni riproduttive di massima, ma di anno in anno queste possono anticipare o ritardare notevolmente. Cambiano anche parecchio da zona a zona.
    Il fatto che proprio non si vuole capire, a livello di gestione della pesca professionale, è che LO SFORZO DI PRELIEVO professionale E’ ABNORMEMENTE ECCESSIVO!!!

    L’ambiente se ne frega dei posti di lavoro da tutelare, delle tradizioni da mantenere: se si stressa eccessivamente una popolazione questa collassa.

    Sarà  un discorso banale, ma vedrei come unica soluzione seria, una drastica riduzione della flotta peschereccia, istituzione di quote pesca annuali “serie” e un controllo RIGOROSISSIMO su queste quote e sulle unità  in pesca.
    Niente se, niente ma, niente affiliazione alle “famiglie” che ti permettono tutela ed impunità , niente lobby nei palazzi romani per avere sconti sulle direttive europee o per chiudere occhi e passar cassette di scampi sottobanco.
    Da qualche parte nel mondo, in paesi civili, ci son riusciti ad istituire politiche di gestione simili ad esempio sui tonni e sugli spada e guarda caso, questi stock si son rapidamente ripresi…
    Ovviamente anche niente bracconieri, pseudo-sportivi, venditori sottobanco di pesce e compagnia briscola…

    Pesca sub?!? Posso fantasticare un pò, mettendoci non l’esperienza dell’apneista che è ancora un novellino, ma del pescatore sia in mare che in acqua dolce da parecchi anni?!? Però non lapidatemi… 🙄 😳 😀
    Premetto che guarderei a soluzioni sicuramente antipopolari, pensando al futuro, quando magari, sulla spinta di emotività  ecologiste da strapazzo ed ulteriore degrado degli stock ittici, potrebbe paventarsi anche un divieto di caccia generalizzato… e se guardiamo ad altre realtà  (pesca in acqua dolce, caccia terrestre) la cosa potrebbe non esser così assurda o lontana come sembra a chi è da sempre abituato alla totale libertà :

    1) Licenza obbligatoria, con costo però “politico” di pochi euri, giusto per rientrare nelle spese di produzione di un tesserino/scheda personale e di un libretto piccino, in carta anti-umidità .
    2) Limiti di peso e per certe specie limiti di prelievo numerico, a persona, tipo ad esempio 10 cernie l’anno, dieci ricciole, dieci dentici. Son numeri a caso… beninteso. Il tutto da registrare all’uscita dall’acqua sul librettino personale, che andrebbe quindi portato con se, in boa o in barca.
    3) coinvolgimento diretto dei cacciasub nel controllo e nella tutela dell’ambiente: dopo aver frequentato corsi di ecologia spicciola, inquadrarli come “volontari” che possono segnalare scarichi illegali, unità  in pesca abusivamente, problemi vari… E questa non è fantascienza… Un esempio? In svizzera, per ottenere determinate licenze (pesca in acque pregiate etc), questi corsi ci sono!!! Inutile dire che trote si trovano in certi loro posti… 👿 😈

    Ovviamente, certe limitazioni ai cacciasub avrebbero senso solo ed esclusivamente DOPO aver messo in piedi una politica seria e rigorosa di controllo della pesca professionale…
    Alla fine ci si potrebbe rifare al motto “Pescare meno per pescare meglio”. 🙄

    A quel punto, gestendo bene e seriamente la pesca professionale, abbattendo drasticamente il bracconaggio e regolamentando in maniera sensata la pesca sportiva, con la canna e subacqea, le AMP non avrebbero più necessità  di esistere se non in piccoli particolari siti, che per determinate e motivate caratteristiche, avrebbero bisogno di speciale tutela.
    Ma niente mega parchi, in cui poi si ammettono i ciancioli 😈 , fatti solo per assegnar poltrone e raccogliere voti!!! 👿 😈

    Quindi, in italia, rimarrebbe comunque tutto un miraggio… Fette di salame sugli occhi, problemi rigorosamente ignorati e situazione sempre più a rotoli…

    #132244
    Marcoz
    Partecipante

    le idee sono belle, mi piacciono, e come hai detto te in altri paesi funzionano, ma io a volte mi ricordo che abito in un paese chiamato ITALIA…

    #132245
    v.p.argo
    Partecipante

    Scusate ma perchè invece non si pensa ad incentivare l’allevamento?
    Ormai nei pesci di acqua dolce è una pratica più che diffusa,
    in acqua marina è praticamente inesistente.

    Tanto si sa che le specie consumate bene o male sono sempre le stesse quindi escludendo i grossi pelagici penso che l’80 % delle specie destinate al mercato siano allevabili.

    Alla fine se facciamo così per le carni, non mi sembra impossibile farlo anche per i pesci..

    Meno pesca più allevamenti!

    #132246
    Sparide
    Partecipante

    @vpargo wrote:

    Scusate ma perchè invece non si pensa ad incentivare l’allevamento?
    Ormai nei pesci di acqua dolce è una pratica più che diffusa,
    in acqua marina è praticamente inesistente.

    Tanto si sa che le specie consumate bene o male sono sempre le stesse quindi escludendo i grossi pelagici penso che l’80 % delle specie destinate al mercato siano allevabili.

    Alla fine se facciamo così per le carni, non mi sembra impossibile farlo anche per i pesci..

    Meno pesca più allevamenti!

    ma anche no!!!

    1) lo sai che molte forme di allevamento sono a forte impatto ambientale?
    es. l’allevamento della trota è uno di quelli….le acque in uscita dalle vasche sono così sporche e ricche di composti azotati che vanno ad inquinare, e lo sai dove vanno a finire? di nuovo nei corsi d’acqua superficiali (meno male che negli ultimi anni ci sono delle leggi sul controllo delle acque in uscita dalle vasche, che devono essere “depurate”)
    Altro esempio sono gli allevamenti dei pesci di mare nelle vasche a terra: anch’essi sono a forte impatto ambientale sia per il solito discorso delle acque in uscita ricche di ammoniaca, nitrati, ecc…, ma anche perchè le vasche oramai sono in cemento….per non parlare poi del rischio malattie, quei pesci sono continuamente trattati (es. perossido d’idrogeno) per scongiurare il rischio di malattie batteriche, virali o parassitarie, che sono sempre li pronte ad avvenire.
    Altro esempio sono le gabbie galleggianti in mare: ti sei mai chiesto perchè le mettono così lontane dalla costa? perchè in un fondale inferiore a 50mt sono distruttive per tutte le popolazioni bentoniche (che vivono sul fondo), perchè tutto il cibo non consumato, e tutti gli escrementi dei pesci vanno a finire sul fondo ammazzando quanto c’è, il risultato è un fondale morto…..ecco perchè devono essere messe su un fondale di più di 50mt e in mare aperto (offshore).

    2) lo sai che il cibo per i pesci di allevamento è costituito da farina di pesce ed anche da farina vegetale?
    la farina di pesce ovviamente deriva da pesci, quindi per far crescere dei pesci dobbiamo nutrirli con altro pesce e la cosa più assurda è che per avere 1kg di pesce di allevamento dobbiamo utilizzare più di kg di pesce selvatico (ci sono delle leggi fatte apposta di proporzione), e che poi quel kg di pesce che abbiamo fatto crescere non avrà  mai caratteristiche qualitative ed organolettiche come il pesce selvatico.

    3) Appunto come detto il pesce allevato, se pur oramai si è arrivati ad livello molto positivo di qualità , non avrà  mai però le stesse caratteristiche qualitative ed organolettiche che può avere un pesce in natura.

    4) Inquinamento genetico: in allevamento spesso si utilizzano pesci presi da più parti del mondo, andandoli di fatti a mischiare…..se qualche individuo scappa da una vasca o da una gabbia, di fatti si va ad insidiare in un territorio nuovo e può andare a scambiare i suoi geni con individui locali, andando così ad inquinare geneticamente le popolazioni locali.

    Con questo non voglio dire che sono completamente contro l’allevamento, ma non mi piace l’idea di dover vedere essere quasi completamente sostituita la pesca (regolamentata) con i suoi individui in natura, con l’allevamento ed i suoi individui allevati.

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