L’ENNESIMA SCHIFEZZA ITALIANA ?

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  • #351713
    vikingo
    Partecipante

    Tornando a discorsi seri http://cnt.rm.ingv.it

    #351714
    dallisotto
    Partecipante

    @Fabio70 wrote:

    @dallisotto wrote:

    @vikingo wrote:

    Ci ho pensato solo adesso!!!: il nome Tremiti deriva dal latino “tremitum” che significa tremito, tremolio!!
    Questa è una zona ALTAMENTE SISMICA! Molise, Gargano e le Tremiti hanno subito terremoti devastanti dalla notte dei tempi!!

    La casa della mi’ suocera in Molise è ancora in piedi…mannaggia a lei mica sarà l’unica antisismica?????

    Ahahahahahahahahahahahahahahahah!!! Bestiale…!!! Ma da dove vi escono ste c…..! Grande Nihola… :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

    Boia appena l’ho scritto ecco un bello sciame sismico a Campobasso.
    Vi giuro non è colpa mia…

    #351715
    vikingo
    Partecipante

    Tutta colpa tua! ora lo dico anche alla tu socera!

    #351716
    gianlucaxyz
    Partecipante

    Scusate l’OT ma facciamo un gruppo di magia nera contro le suocere?

    #351717
    vikingo
    Partecipante

    Yessss!!!

    #351718
    Max
    Moderatore

    Dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico:

    Roma – 18/01/2016
    Offshore: Mise ai No Triv, polemica basata sul nulla
    Comunicato stampa

    Le polemiche sollevate sulle ricerche offshore a largo delle Isole Tremiti dal Coordinamento nazionale No Triv sono basate sul nulla perché l’area in cui si svilupperà la ricerca geofisica in programma è interamente oltre le 12 miglia sia dalla costa che dalla zona di rispetto delle isole come dimostra inequivocabilmente la cartina acclusa.
    È quanto precisa l’ufficio stampa del ministero dello Sviluppo economico. Le piccole aree interne alle 12 miglia – aggiunge la nota – sono, come sempre, dovute all’esigenza di approssimare la linea curva delle 12 miglia con una scalettatura fatta da meridiani e paralleli come esplicitamente previsto dalla legge.
    [attachment=0:3ty1jk8i]B.R271.EL.png[/attachment:3ty1jk8i]
    <!–m →http://www.pescasubacquea.net/wp-content/uploads/phpbb/215_80933341af627b21457ca7b7882fb1e6.png<!–m →

    #351719
    flead
    Partecipante

    Max, a titolo personale ti chiedo di mandarmi l’articolo sullo spiaggiamento dei cetacei in cui si dice che l’airgun non c’entra. Ricordo che lo avevi postato da qualche parte e che mi aveva colpito, per questo vorrei rileggerlo, ma non lo trovo (in giro c’è solo quello de ilfattoquotidiano, che collega airgun e spiaggiamento purtroppo..)
    Inoltre, hai tutto il mio sostegno quando te la prendi con chi ha detto No all’eolico e ora dice No al petrolio… Io mi incazzai parecchio in quel periodo. Anche perché se ne faceva una questione paesaggistica (come se il panorama fosse rovinato irrimediabilmente…).
    Però devo dire che si fece anche una discussione sul fatto che l’energia qui prodotta non sarebbe stata impiegata qui, non ricordo bene, ma mi sembra che l’investimento era utile a tutti tranne che ai comuni locali. E su questo punto non credo avessero tutti i torti ad opporsi.

    Infine, ti rispondo a nome di un amico che ne sa molto più di me e che è vicino ai NoTriv…

    Lui dice che, a parità di denaro investito, il turismo genera un indotto dieci volte maggiore rispetto al petrolio.. purtroppo si investe poco e male nel turismo.
    Inoltre gli impianti di raffinamento a terra avrebbero delle conseguenze sulla popolazione non indifferenti, e documentate (tumori etc…) L’indotto del turismo non ha queste conseguenze spiacevoli.
    Un eventuale incidente potrebbe danneggiare la pesca, i ristoranti, gli alberghi, l’economia locale insomma! Poi è ovvio che si parla di “eventualità” ma c’è anche da dire che il petrolio ora ha un costo bassissimo ed è in esaurimento.. tra vent’anni sfrutteremo altre fonti energetiche quindi, ragionando con lungimiranza, ha senso investire in altri pozzi aumentando le possibilità di incidenti e l’inquinamento?

    Poi riguardo l’airgun, ci sono dati sui mari norvegesi dove questa tecnica è stata vietata in seguito alle proteste dei pescatori perché ha determinato la riduzione del 70% del pescato nel medio periodo (un anno). (Attendo il link a questo articolo, che comunque avevo letto anche io tempo fa…lo allegherò).

    Ciò che dicono i NoTriv è che, alla luce di dati scientifici incompleti e contraddittori, non sarebbe meglio fare degli accertamenti prima di concedere la possibilità di usare l’airgun su 3 milioni di ettari di mare? Le conseguenze potrebbero essere gravi… non solo sui cetacei, ma sulla pesca in generale e quindi sull’economia locale.

    Poi, sempre questo mio amico, mi ha detto di farti vedere questo video in cui a parlare è un ex-dirigente Eni.

    #351720
    biro2323
    Partecipante

    interessante quest’aspetto menzionato dal personaggio ad Harvard!
    basterebbe una fideiussione…

    #351721
    Fabio70
    Partecipante

    Flead, intanto guardate questo video, riguardo l’airgun. Fra l’altro nelle eventuali trivellazioni alle Tremiti è interessata pure l’area circostante Pantelleria…cci loro…!

    [youtube:226p3u48]4PGmYrk8LVM[/youtube:226p3u48]

    #351722
    timsub
    Partecipante

    Capperi!!!

    #351723
    fracchia
    Partecipante

    @flead wrote:

    Max, a titolo personale ti chiedo di mandarmi l’articolo sullo spiaggiamento dei cetacei in cui si dice che l’airgun non c’entra. Ricordo che lo avevi postato da qualche parte e che mi aveva colpito, per questo vorrei rileggerlo, ma non lo trovo (in giro c’è solo quello de ilfattoquotidiano, che collega airgun e spiaggiamento purtroppo..)
    Inoltre, hai tutto il mio sostegno quando te la prendi con chi ha detto No all’eolico e ora dice No al petrolio… Io mi incazzai parecchio in quel periodo. Anche perché se ne faceva una questione paesaggistica (come se il panorama fosse rovinato irrimediabilmente…).
    Però devo dire che si fece anche una discussione sul fatto che l’energia qui prodotta non sarebbe stata impiegata qui, non ricordo bene, ma mi sembra che l’investimento era utile a tutti tranne che ai comuni locali. E su questo punto non credo avessero tutti i torti ad opporsi.

    Infine, ti rispondo a nome di un amico che ne sa molto più di me e che è vicino ai NoTriv…

    Lui dice che, a parità di denaro investito, il turismo genera un indotto dieci volte maggiore rispetto al petrolio.. purtroppo si investe poco e male nel turismo.
    Inoltre gli impianti di raffinamento a terra avrebbero delle conseguenze sulla popolazione non indifferenti, e documentate (tumori etc…) L’indotto del turismo non ha queste conseguenze spiacevoli.
    Un eventuale incidente potrebbe danneggiare la pesca, i ristoranti, gli alberghi, l’economia locale insomma! Poi è ovvio che si parla di “eventualità” ma c’è anche da dire che il petrolio ora ha un costo bassissimo ed è in esaurimento.. tra vent’anni sfrutteremo altre fonti energetiche quindi, ragionando con lungimiranza, ha senso investire in altri pozzi aumentando le possibilità di incidenti e l’inquinamento?

    Poi riguardo l’airgun, ci sono dati sui mari norvegesi dove questa tecnica è stata vietata in seguito alle proteste dei pescatori perché ha determinato la riduzione del 70% del pescato nel medio periodo (un anno). (Attendo il link a questo articolo, che comunque avevo letto anche io tempo fa…lo allegherò).

    Ciò che dicono i NoTriv è che, alla luce di dati scientifici incompleti e contraddittori, non sarebbe meglio fare degli accertamenti prima di concedere la possibilità di usare l’airgun su 3 milioni di ettari di mare? Le conseguenze potrebbero essere gravi… non solo sui cetacei, ma sulla pesca in generale e quindi sull’economia locale.

    Poi, sempre questo mio amico, mi ha detto di farti vedere questo video in cui a parlare è un ex-dirigente Eni.

    https://www.youtube.com/watch?v=AQR7eHM3nPs

    Non ho mai parlato con persone di questo movimento ma dicono più o meno le stesse cose che ho scritto più su…

    #351724
    fracchia
    Partecipante

    @Max wrote:

    Qualcuno di voi, Andrea se non ricordo male, ha scritto che il traffico marittimo nelle vicinanze delle piattaforme sarà enorme con i rischi che ne derivano.
    Beh posso affermare con certezza che (purtroppo) ci sarà molto meno traffico che invece c’è ad esempio nel porto di Civitavecchia con i traghetti per la Sardegna e le navi da crociera. Quindi che facciamo, blocchiamo anche i traghetti e le crociere turistiche perchè è pericoloso farle navigare? Ma non si era parlato di rilanciare il turismo?
    Pensi che con le “energie rinnovabili” sia possibile sostenere lo tale ritmo di traffici di passeggeri?
    Tutti a vela 😕 ….

    Andrea lo spirito ambientalista non deve farvi mettere i prosciutti sugli occhi. Vedete le cose per come sono, allo stato attuale non è possibile rinunciare al petrolio ed ai suoi derivati se vogliamo continuare a vivere così come viviamo. Non c’è nessuna nazione al mondo ad oggi che abbia bandito totalmente il petrolio. E se hai sentito l’intervista che ho pubblicato ieri avrai ascoltato che alle Maldive si sta lavorando per sfruttare un grande giacimento petrolifero.

    Poche settimane fa i lavoratori del porto di Rotterdam hanno incrociato le braccia per alcuni giorni a causa di uno sciopero (altro che in italia).
    Sai cosa è successo? Si è fermato un paese!
    Pensi che nel porto di Rotterdam come in tutti i porti del mondo si commerci tofu o la green economy?

    Ma davvero credi che io non desideri un mondo migliorie e più sano per i miei figli e per i figli di tutti quanti? Ovvio che si, solo un folle non lo vorrebbe, ma la popolazione mondiale non è pronta a rinunciare a tutte le comodità che oggi ha grazie al petrolio e i suoi derivati.

    Scusa Max ma questo è un “post” comodo, volere un cambiamento ma non avere la forza di farlo per la paura di perdere benessere e comodità è un po’ come “non voler affrontare” la sfida che ci viene messa davanti…Auspicare nuove tecnologie e smettere di investire su quelle più “dannose” potrebbe essere già un primo passo verso questa direzione…Proviamo a stare senza petrolio, vedi quante idee alternative saltano fuori!E’ un po’ come quando fai campeggio 😀

    #351725
    fracchia
    Partecipante

    (ANSA) – ROMA, 20 GEN – Dalle estrazioni di combustibili all’acquacoltura, dai trasporti marittimi al turismo, le attività produttive nel mar Mediterraneo stanno crescendo in modo esponenziale, in una ‘corsa all’oro’ che “sta gettando le basi per una lotta sempre più crescente per lo spazio marittimo e costiero e per le risorse marine, già ora limitati, con una pressione ancora maggiore su un ecosistema già in affanno”. È quanto emerge dallo studio MedTrends del Wwf, secondo cui per un’economia ‘blu’ sostenibile va cambiata rotta adesso.

    L’indagine analizza 10 settori economici marittimi chiave.

    Attualmente oltre il 20% del Mediterraneo è dato in concessione per l’industria petrolifera e del gas e la produzione entro il 2030 di gas offshore verrà quintuplicata, soprattutto nell’area orientale del bacino. Per l’Italia sono previste 40 istanze di permesso di Ricerca e 9 istanze di Coltivazione e le zone più interessate sono il medio e basso Adriatico, il Canale di Sicilia e la Sardegna occidentale.

    Il tasso di sviluppo del trasporto marittimo cresce ogni anno del 4% mentre in Italia il trend prevede che dai 10 milioni di container standard si passi a 12,5 milioni entro il 2020 e ai 17,5 entro il 2030. Nel turismo si stimano oltre 500 milioni di arrivi internazionali entro il 2030 mentre i croceristi che sbarcano in Italia potrebbero superare i 17 milioni entro il 2020 e salire fino ai 24 milioni entro il 2030.

    L’urbanizzazione costiera invaderà oltre 5mila km di coste entro il 2025 e solo in Italia si rischia un consumo di suolo di 10 km all’anno. Anche l’acquacoltura crescerà del 112% entro il 2030, così come la pesca ricreativa. Trend in calo, invece, per la pesca professionale, con oltre il 90% degli stock ittici che oggi è già eccessivamente sfruttato. (ANSA).

    RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

    #351726
    dallisotto
    Partecipante

    @fracchia wrote:

    (ANSA) – ROMA, 20 GEN – Dalle estrazioni di combustibili all’acquacoltura, dai trasporti marittimi al turismo, le attività produttive nel mar Mediterraneo stanno crescendo in modo esponenziale, in una ‘corsa all’oro’ che “sta gettando le basi per una lotta sempre più crescente per lo spazio marittimo e costiero e per le risorse marine, già ora limitati, con una pressione ancora maggiore su un ecosistema già in affanno”. È quanto emerge dallo studio MedTrends del Wwf, secondo cui per un’economia ‘blu’ sostenibile va cambiata rotta adesso.

    L’indagine analizza 10 settori economici marittimi chiave.

    Attualmente oltre il 20% del Mediterraneo è dato in concessione per l’industria petrolifera e del gas e la produzione entro il 2030 di gas offshore verrà quintuplicata, soprattutto nell’area orientale del bacino. Per l’Italia sono previste 40 istanze di permesso di Ricerca e 9 istanze di Coltivazione e le zone più interessate sono il medio e basso Adriatico, il Canale di Sicilia e la Sardegna occidentale.

    Il tasso di sviluppo del trasporto marittimo cresce ogni anno del 4% mentre in Italia il trend prevede che dai 10 milioni di container standard si passi a 12,5 milioni entro il 2020 e ai 17,5 entro il 2030. Nel turismo si stimano oltre 500 milioni di arrivi internazionali entro il 2030 mentre i croceristi che sbarcano in Italia potrebbero superare i 17 milioni entro il 2020 e salire fino ai 24 milioni entro il 2030.

    L’urbanizzazione costiera invaderà oltre 5mila km di coste entro il 2025 e solo in Italia si rischia un consumo di suolo di 10 km all’anno. Anche l’acquacoltura crescerà del 112% entro il 2030, così come la pesca ricreativa. Trend in calo, invece, per la pesca professionale, con oltre il 90% degli stock ittici che oggi è già eccessivamente sfruttato. (ANSA).

    RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

    I turisti arrivano se hanno il carburante per arrivare.
    Sia che vengano in auto, in scooter, in nave o in aereo…senza petrolio, non arrivano.
    O pensate che gli aerei possano adesso andare a energia solare? O biodiesel?

    Che ci sia un cartello prepotente che stronca la ricerca sulle fonti alternative è vero, ma io tutte queste alternative facili non le vedo.
    Poi non capisco il discorso che il petrolio ora è ai minimi.
    Quindi? E’ solo una fase di tensione internazionale, il petrolio oscilla storicamente in base alle questioni medio orientali.

    detto cio’, io ho sempre odiato il campeggio…gh :chain:

    #351727
    Max
    Moderatore

    Tutti gli articoli indicati da voi sono stati scritti da persone “di parte”.
    Voi avete definito “di parte” le affermazioni del Ministero, che attenzione non sono propaganda politica o frasi scritte senza cognizione, ma sono vere e proprie affermazioni di un “organo ufficiale dello stato” o di Confindustria.
    Vi chiedo allora perchè non dovrebbero essere di parte quelle del WWF e degli ambientalisti? Cosa scriverebbe mai un salumiere della sua bottega? Che i suoi salami sono i migliori!

    Continuate a dire che si deve investire sul rinnovabile; continuate a dire che si può fare a meno del petrolio. Perfetto, ma allora perchè non iniziate a dare il buon esempio? Perchè la stessa Goletta Verde invece che andare con i motori diesel non va a vela? Perchè gli stessi ambientalisti e Verdi invece che andare con i SUV non vanno in bici?
    Datemi una spiegazione, almeno voi, visto che gli attivisti del WWF mi sembrano tutti degli invasati 😕
    Incoerenza allo stato puro, è troppo facile gridare al lupo stando al calduccio in casa propria!

    Volete sapere un’altra assurdità degli ambientalisti abruzzesi?
    Una grande azienda locale vorrebbe investire 50 milioni di euro (non briciole) per la costruzione di un deposito di GPL in porto ad Ortona.
    Immaginate voi gli articoli dei giornali: “bomba ecologica”, “disastro annunciato” ecc. ecc.
    Uno dei maggiori attivisti NOGPL (non fatemi dire il nome) ha asserito pubblicamente che sarebbe l’unico deposito di GPL italiano!
    Quando dico l’ignoranza….attualmente in italia esistono almeno altri 10 depositi, dei quali 2 in Sardegna (Porto Torres e Assemini).
    Hanno fatto una raccolta firme che definire penosa è poco…2200 firme raccolte in tutto l’abruzzo per chiedere al Sindaco di Ortona di indire un referendum contro tale deposito perchè “la volontà popolare non vuole il deposito”!
    La volontà popolare?? L’ Abruzzo conta oltre 1.300.000 abitanti….
    Avete capito bene, 2200 firme! La sola Sevel (fabbrica di furgoni Fiat in Val di Sangro in prov. di Chieti) ha oltre 6000 dipendenti…

    Questa è la mentalità di questi invasati….NOGPL, NOTRIV, NOTAV…tutto un NO!! Mai che facessero proposte concrete ed alternative. L’ho gia detto in un mio precedente post:
    L’ECONOMIA GENERA ALTRA ECONOMIA!

    Per rispondere a Mattia circa l’articolo che pubblicai mesi fa a riguardo le balene spiaggiate a Vasto:

    (ANSA) – VASTO (CHIETI), 14 APR – Tra le cause ora più probabili dello spiaggiamento dello scorso settembre di 7 capodogli a Vasto, tre dei quali morirono, quella che il branco avrebbe seguito il suo leader: una femmina, gravida, che però aveva un grosso calcolo renale per poco cibo e disidratazione. Questa situazione di stress avrebbe prodotto disfunzioni cerebrali tali da far perdere l’orientamento. Lo dice Sandro Mazzariol che coordinò l’equipe. ‘Esclusa – dice – l’embolia gassosa per esposizione a fonti sonore’. “Al momento l’embolia gassosa per esposizione a fonti sonore è stata esclusa”, ha detto Mazzariol secondo il quale la presenza di bolle di gas che fu trovata nelle carcasse non sarebbe diretta conseguenza delle ricerche petrolifere con tecnica dell’air-gun, come qualcuno ipotizzò all’epoca dello spiaggiamento. “A oggi – spiega l’ esperto – le ricerche geologiche risultano come le meno probabili tra le cause di disorientamento in quanto non sappiamo con certezza quali siano le lesioni conseguenti a queste emissioni sonore. Ci siamo confrontati con altri colleghi e con la letteratura esistente. Quando i capodogli sono esposti a questo tipo di fonti sonore generalmente smettono di mangiare per il 19 per cento del loro tempo e tutto ciò può portare a un processo di dimagrimento”. I capodogli di Vasto sono stati trovati digiuni. Condizione che potrebbe essere conseguenza, secondo Mazzariol, dei bassi fondali dell’Adriatico che non consentono ai grandi cetacei immersioni sufficienti per raggiungere il cibo. Quindi, afferma Mazzariol, professore aggregato del corso di Anatomia patologica veterinaria dell’Università degli Studi di Padova nonché coordinatore dell’Unità di Intervento per la necroscopia dei grandi cetacei per il ministero dell’Ambiente, “la cosa più probabile è che l’insufficienza renale sofferta dalla guida del gruppo abbia portato poi portato allo spiaggiamento di massa”. “La coesione sociale è molto forte in questa specie” dice Mazzariol ricordando come la gran parte degli spiaggiamenti in Adriatico sono avvenuti dal 1500 ad oggi nel tratto compreso tra Pesaro e il Gargano. “Una volta entrati in Adriatico per loro è la fine”. Infine l’ipotesi morbillivirus: “Su questo – conclude Mazzariol – non abbiamo ancora certezze, ma in realtà non sappiamo se nel capodoglio provochi danni, cosa diversa che già si conosce a proposito dei delfini tra i quali crea epidemie. Comunque uno dei capodogli presentava questo virus”.

    Centro cetacei, difficile capire causa spiaggiamento – “Ho appreso delle conclusioni cui è giunto il prof. Mazzariol dopo l’esame necroscopico dei capodogli spiaggiati a Vasto. La sua conclusione è un’ipotesi accettabile. È evidente che non abbiamo una scatola nera nei cetacei che ci dice la causa esatta della morte”. Lo dice il presidente nazionale del Centro studi cetacei onlus, Vincenzo Olivieri, interpellato in merito all’analisi cui è giunto l’esperto Sandro Mazzariol che ha eseguito l’esame necroscopico sui tre cetacei morti dei sette spiaggiati lo scorso 12 settembre sulla spiaggia della riserva di Punta Aderci a Vasto (Chieti). Quella del disorientamento per stress del capo gruppo “è comunque un’ipotesi che si può condividere, resta il fatto di uno spiaggiamento di esemplari che complessivamente erano in buono stato di salute, anche se non scartiamo anche altri eventi traumatici di origine antropica”

    Mio padre (classe 40) ricorda due enormi capodogli spiaggiati nel porto di Vasto negli anni 60. Non credo proprio che allora esisteva l’airgun!

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