Un saluto a tutti, sono nuovo del forum e provo a dire la mia sull’argomento.
La monopinna ha ormai da qualche anno preso largo spazio nell’apnea tanto è che viene ormai utilizzata dalla quasi totalità degli atleti in gare di apnea dinamica e prove/record in assetto costante. Rimane tuttavia un attrezzo che, per essere sfruttato al meglio, richiede un’adeguata tecnica acquisita e perfezionata con continua e costante pratica.
La didattica prevede un tempo iniziale di apprendimento ed allenamento a corpo libero, con delle semplici, morbide ed economiche pinnette da snorkeling, oltre ad esercizi di mobilità articolare a secco. Solo successivamente si passa alla monopinna, procedendo gradualmente dai vari tipi di durezza (dalla semplice Mascotte in plastica prodotta da MatMas, ai modelli “piatti” in fibra e/o carbonio, ai modelli piu’ sofisticati a pala/scarpetta inclinata sempre in fibra e/o carbonio), anche in base all’utilizzo necessario.
Contrariamente a quanto considerato per le pinne, sembrerebbe che la vetroresina sia in grado di offrire prestazioni migliori del carbonio.
In Italia l’unico produttore storico rimane MatMas e recentemente si sono viste monopinne prodotte da C4 e da Merou, anche se non propriamente considerate a livello prestazionale dagli addetti ai lavori.
I produttori leader indiscussi rimangono ancora ucraini, russi ed ungheresi, sia per la qualità della vetroresina che per la produzione artigianale interamente a mano di pale e scarpette.
Le marche sono diverse (Waterway, Leaderfin, Sebak, Leaderfins, Finis)
Piu’ si va nella specializzazione e piu’ si trovano modelli dedicati ed abbastanza scomodi nella calzata, quindi non sempre adatti alle lunghe permanenze in mare.
Per la pesca va da sè che rimane un prodotto “poco maneggevole”, anche se sembrerebbe che qualche francese l’abbia o la utilizzi nella pesca all’aspetto profondo.
Per l’apnea vengono utilizzati a volte anche modelli differenti in base all’utilizzo in dinamica (scarpette inclinate, longheroni galleggianti) o in assetto costante (scarpette piatte o meno inclinate, longheroni assenti o non comprimibili).
La resa velocistica della monopinna è sicuramente superiore alle due pinne a patto di utilizzare un’adeguata e buona tecnica altrimenti si rischia inutile dispersione di energia e tensione muscolare.