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- Questo topic ha 15 risposte, 10 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 13 anni, 10 mesi fa da
Fulvio57.
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5 Luglio 2011 alle 21:48 #233707
ccco
Partecipantenon mi sembra esista una velocità di risalita o discesa…come numero giusto o dato.
credo che il tempo di discesa sia molto influenzato dalla capacità di compensazione…
e il tempo di risalita è quello necessario a farti raggiungere la superficie in tutta tranquillità …anzi se proprio dobbiamo dirla tutta dovresti venire fuori dall’acqua con la capacità di fare almeno 30 secondi ancora della tua apnea. questo per stare in sicurezza…ciò significa:
se tu sai scendere a 20 metri in 2’30” ed è il tuo limite massimo…da oggi in poi devi ritornare in superficie al primo respiro a 2′ della tua apnea…
questo ti permette una risalita tranquilla e rilassata..
io vedo gente che risale ad una velocità pazzesca e si trova bene…
io al corso di apnea risalivo con tutta tranquillità lasciandomi quasi trasportare…ma li è solo apnea…
ricorda che noi peschiamo…e abbiamo un diverso consumo di ossigeno..5 Luglio 2011 alle 21:54 #233708SARDENTICE81
Moderatorein apnea come ti diceva ccco non ci sono particolari controindicazione per la risalita e la discesa, non siamo con le bombole e quindi i rischi son quasi nulli, soprattutto per quote sino ai 15/20 metri.
la velocità di discesa e di risalita ideale è quella che non ti fa bruciare troppo ossigeno e ti permette di compensare bene, e al massimo in risalita quella che ti permette di non far crollare la pressione parziale… ma quello dipende soprattutto dal non strafare quando sei sotto
5 Luglio 2011 alle 22:04 #233709Raph69
Partecipantela risposta giusta è: quella che il tuo corpo ti permette 😉
secondo me non esiste una velocità che va bene per tutti, troppi fattori entrano in gioco.
Concordo con CCCO sul mantenere abbondanti margini di sicurezza e sul fare tutto in maniera il più rilassata possibile, come a letto anche nell’apnea l’ansia da prestazione è deleteria 😀
6 Luglio 2011 alle 7:11 #233710MAURO650CS
Partecipantela velocità di risalita è legata da molteplici fattori, lasciando fermo il fattore sicurezza, ciò che influenza la risalita è la muscolatura, l’abitudine, l’allenamento, l’ansia o la paura di non farcela a ritornare, lo stile di pesca, le pinne… insomma davvero tanti sono i fattori… personamente sono uno di quelli che preferisce una risalita svelta, per mia fortuna ho i muscoli delle gambe molto allenati ed infatti anche in piscina i miei tempi sono notevolmente inferiori a quelli degli altri a parità di metri, dunque preferisco trattenermi qualche secondo di più giù a discapito di una risalità più veloce… sempre ovviamente tenendomi con un buon margine di sicurezza, solitamente sempre tra i 20 e i 30sec… 😉
6 Luglio 2011 alle 7:44 #233711Salvoct90
PartecipanteIo veramente ho letto che non si dovrebbe risalire veloce perché questo potrebbe causare traumi ai polmoni.
6 Luglio 2011 alle 8:02 #233712capitanonemo
Partecipante@Salvoct90 wrote:
Io veramente ho letto che non si dovrebbe risalire veloce perché questo potrebbe causare traumi ai polmoni.
già anch io ho letto tempo fa che una risalita veloce potrebbe portare gravi rischi, tipo un’embolia, che molto spesso oltre a questo fattore è influenzato anche dal metodo di compensazione (se non sbaglio si parlava di Valsava)
6 Luglio 2011 alle 8:07 #233713MAURO650CS
Partecipantenon è esattamente vero… scendendo l’aria nei polmoni si comprime, ciò è dovuto al fatto che l’aria è un gas comprimibile e la pressione dell’acqua agisce su di essa. In fase di risalita, questa pressione diminuisce e l’aria rimasta nei polmoni si decomprime riespandendosi… quello che dici è vero nel caso in cui facessi una boccata d’aria in profondità e tornassi sopra senza svuotare i polmoni…
c’è un altro elemento di cui si deve tener conto il blood shift… ovvero il richiamo di sangue verso la zona toracica… questo avviene per evitare lo schiacciamento dei polmoni sotto pressione… quello che dici potrebbe essere vero solo se la risalita sia talmente tanto veloce da non permettere al sangue di tornare a defluire normalmente… ma parliamo di velocità impossibili da raggiungere e di profondità davvero notevoli… considera che non succede neanche nell’off limit dove la risalita è fulminea in quando si risale appesi ad un pallone…
ergo… nella pesca la risalita è soggettiva e per quanto veloce possa esserre non comporta rischi… (ovviamente sempre se il fisico lo permette) è ovvio che una persona fisicamente non allenata che tenta una risalita a razzo si brucia tutto l’ossigeno rimasto e a quel punto son dolori… ma tutto questo deve essere valutato dopo un minimo di esperienza e magari dopo un buon corso!6 Luglio 2011 alle 8:08 #233714SARDENTICE81
Moderatore@Salvoct90 wrote:
Io veramente ho letto che non si dovrebbe risalire veloce perché questo potrebbe causare traumi ai polmoni.
mi sa che hai letto una mezza fesseria, non confondere le immersioni in apnea con le immersioni in a.r.a. con le bombole, ripeto a meno che non risali da 30/40 metri non ci sono particolari contriindicazioni se non quella che risalendo troppo veloce negli ultimi mt potrebbe crollare di botto la pressione parziale dell’ossigeno facendoti “spegnere l’interruttore”
6 Luglio 2011 alle 8:20 #233715capitanonemo
Partecipante@SARDENTICE81 wrote:
@Salvoct90 wrote:
Io veramente ho letto che non si dovrebbe risalire veloce perché questo potrebbe causare traumi ai polmoni.
mi sa che hai letto una mezza fesseria, non confondere le immersioni in apnea con le immersioni in a.r.a. con le bombole, ripeto a meno che non risali da 30/40 metri non ci sono particolari contriindicazioni se non quella che risalendo troppo veloce negli ultimi mt potrebbe crollare di botto la pressione parziale dell’ossigeno facendoti “spegnere l’interruttore”
certo si parla sempre di profondità impegnative e che richiedono quindi una certa preparazione…ma provo a dire una cavolata, che potrebbe esserci anche un pericolo (secondo me) superati i -10m in quanto la pressione raddoppia…o no?
6 Luglio 2011 alle 8:40 #233716SARDENTICE81
Moderatore@capitanonemo wrote:
certo si parla sempre di profondità impegnative e che richiedono quindi una certa preparazione…ma provo a dire una cavolata, che potrebbe esserci anche un pericolo (secondo me) superati i -10m in quanto la pressione raddoppia…o no?
no, mi sento di poter dire che entro i 20/25 mt non ci sono particolari problematiche, le cose a cui si deve stare attenti sono altre e più importanti, soprattutto a risalire sempre con ampi margini di sicurezza, e aggiungerei anche di cercare di essere positivi già ad una certa profondità se si decide di raggiungere delle quote impegnative, e poi tante altre cose da curare, la respirazione corretta, i giusti tempi di recupero, la forma fisica ecc,ecc,
6 Luglio 2011 alle 10:51 #233717capitanonemo
Partecipante@SARDENTICE81 wrote:
@capitanonemo wrote:
certo si parla sempre di profondità impegnative e che richiedono quindi una certa preparazione…ma provo a dire una cavolata, che potrebbe esserci anche un pericolo (secondo me) superati i -10m in quanto la pressione raddoppia…o no?
no, mi sento di poter dire che entro i 20/25 mt non ci sono particolari problematiche, le cose a cui si deve stare attenti sono altre e più importanti, soprattutto a risalire sempre con ampi margini di sicurezza, e aggiungerei anche di cercare di essere positivi già ad una certa profondità se si decide di raggiungere delle quote impegnative, e poi tante altre cose da curare, la respirazione corretta, i giusti tempi di recupero, la forma fisica ecc,ecc,
certamente, nessuno mette in dubbio questo! 😉
7 Luglio 2011 alle 11:16 #233718Lefa
PartecipanteRagazzi sul forum di queste cose si è parlato a iosa (evidentemente non abbastanza), come mai non ci sono ancora gli argomenti principali di ogni sezione incollati in alto?
Comunque, ripetiamo poichè diffondere elementi corretti quando si parla di sicurezza in apnea è piuttosto importante. La tua domanda è:qual’è la velocità di risalita e di discesa in cui non si corrono rischi?
Non esiste una velocità standardizzata alla quale non si corrono rischi perché tutte le costanti fisiologiche dell’immersione sono da relazionare alle variabili personali quali condizioni e capacità fisiche.
Un’altra domanda potrebbe essere: in apnea esistono rischi legati a una velocità eccessiva (come abbiamo visto sopra, eccessiva per il proprio corpo) di discesa o risalita?
Certo! In ambedue, e soprattutto nel primo caso le profondità non devono essere necessariamente importanti.Parlando di discesa, è dimostrato che l’apneista può incorrere nell’edema polmonare anche a -10m.
Generalmente, la causa di questo incidente non raro è da imputare al superamento dei propri limiti fisici (allenamento alla pressione) relazionati alla quota di immersione e al tempo in cui avviene la variazione pressoria.
Scomponendo ulteriormente, alcuni fra i fattori principali che concorrono al verificarsi di questo incidente sono la velocità di discesa, la variazione della pressione ambiente e gli sforzi fisici che modificano le condizioni di pressione all’interno del corpo, contrazioni diaframmatiche incluse.
Nel caso di un passaggio di liquido negli alveoli (edema) i sintomi sono tosse con conseguente difficoltà inspiratoria e catarro insanguinato, non si verificano per forza tutti e tre.
La migliore prevenzione contro questo problema è il graduale adattamento alle quote nuove cercando di tenere sempre una velocità di discesa rilassata, non a caso, gli adattamenti alle quote nuove si fanno con abbondanti pause sul cavo e con incrementi minuscoli (1m) proprio per dare modo al corpo di gestire l’emocompensazione in maniera efficace e non traumatica.
Volendo fare un esempio, se in vita tua non sei mai sceso (es) sotto i -10 e un giorno ti parte il cervello e ti butti a -30, ammesso che tu riesca a risalire è alquanto probabile che risali con un edema perché hai superato i tuoi limiti (corpo allentato alla pressione di -10m) durante la discesa.Parlando di risalita, anche se decisamente più raro è dimostrato che l’apneista può incorrere in malattie da decompressione proprio come colui che fa immersioni, del Taravana abbiamo davvero parlato un sacco e cercando sul forum si trova tutto, la semplice regola di recuperare il doppio del tempo di immersione dovrebbe bastare per non uscire dalla curva di decompressione.
Il problema più frequente col quale deve invece relazionarsi l’apneista medio è il calo della pressione parziale dell’ossigeno negli alveoli durante gli ultimi 10 metri della risalita, fascia nella quale la decompressione è più evidente e che coincide con la fine del tuffo.
Come già consigliato da altri, è bene risalire avendo ancora una scorta di ossigeno sufficiente a permetterti di gestire un’ipotetica emergenza, scongiurando anche l’ipotesi di sincope negli ultimi metri. Una risalita tranquilla da un punto di vista del consumo di ossigeno aiuta senza dubbio, personalmente appena supero l’assetto neutro smetto completamente di pinneggiare, lo considero un buon allenamento che mi impedisce nello stesso tempo di tirare troppo le apnee sul fondo, ‘stranamente’ così ho allungato i tempi di immersione.7 Luglio 2011 alle 15:00 #233719icaro
Membro@Salvoct90 wrote:
qual’è la velocità di risalita e di discesa in cui non si corrono rischi? parliamo in apnea!
Parlando di “immersioni in apnea” e sopratutto “in assetto costante”, come ti è già stato detto non ci son velocità nè minime e nè massime: ovvero le tue forze non saranno sufficenti a raggiungere velocità tali da aver problemi tipo la decompressione rapida o addirittura la decompressione esplosiva! 😆
L’unica cosa, anche questa già detta, non stravolgere MAI le quote operative di punto in bianco, e se sei sempre risalito pian pianino eviterei di risalire a bomba e viceversa. Io per esempio risalgo il più rapidamente possibile con pinneggiate molto ampie e di forza… ma ci son arrivato pian piano aumentando ogni uscita un pelino la velocità . Il segreto è far sempre cose graduali… affinchè il tuo corpo (e la tua testa) si abituino al cambiamento, limitando gli stress ai quali li sottoponi. 😉7 Luglio 2011 alle 19:11 #233720submaro
Partecipante@Lefa wrote:
Ragazzi sul forum di queste cose si è parlato a iosa (evidentemente non abbastanza), come mai non ci sono ancora gli argomenti principali di ogni sezione incollati in alto?
Comunque, ripetiamo poichè diffondere elementi corretti quando si parla di sicurezza in apnea è piuttosto importante. La tua domanda è:qual’è la velocità di risalita e di discesa in cui non si corrono rischi?
Non esiste una velocità standardizzata alla quale non si corrono rischi perché tutte le costanti fisiologiche dell’immersione sono da relazionare alle variabili personali quali condizioni e capacità fisiche.
Un’altra domanda potrebbe essere: in apnea esistono rischi legati a una velocità eccessiva (come abbiamo visto sopra, eccessiva per il proprio corpo) di discesa o risalita?
Certo! In ambedue, e soprattutto nel primo caso le profondità non devono essere necessariamente importanti.Parlando di discesa, è dimostrato che l’apneista può incorrere nell’edema polmonare anche a -10m.
Generalmente, la causa di questo incidente non raro è da imputare al superamento dei propri limiti fisici (allenamento alla pressione) relazionati alla quota di immersione e al tempo in cui avviene la variazione pressoria.
Scomponendo ulteriormente, alcuni fra i fattori principali che concorrono al verificarsi di questo incidente sono la velocità di discesa, la variazione della pressione ambiente e gli sforzi fisici che modificano le condizioni di pressione all’interno del corpo, contrazioni diaframmatiche incluse.
Nel caso di un passaggio di liquido negli alveoli (edema) i sintomi sono tosse con conseguente difficoltà inspiratoria e catarro insanguinato, non si verificano per forza tutti e tre.
La migliore prevenzione contro questo problema è il graduale adattamento alle quote nuove cercando di tenere sempre una velocità di discesa rilassata, non a caso, gli adattamenti alle quote nuove si fanno con abbondanti pause sul cavo e con incrementi minuscoli (1m) proprio per dare modo al corpo di gestire l’emocompensazione in maniera efficace e non traumatica.
Volendo fare un esempio, se in vita tua non sei mai sceso (es) sotto i -10 e un giorno ti parte il cervello e ti butti a -30, ammesso che tu riesca a risalire è alquanto probabile che risali con un edema perché hai superato i tuoi limiti (corpo allentato alla pressione di -10m) durante la discesa.Parlando di risalita, anche se decisamente più raro è dimostrato che l’apneista può incorrere in malattie da decompressione proprio come colui che fa immersioni, del Taravana abbiamo davvero parlato un sacco e cercando sul forum si trova tutto, la semplice regola di recuperare il doppio del tempo di immersione dovrebbe bastare per non uscire dalla curva di decompressione.
Il problema più frequente col quale deve invece relazionarsi l’apneista medio è il calo della pressione parziale dell’ossigeno negli alveoli durante gli ultimi 10 metri della risalita, fascia nella quale la decompressione è più evidente e che coincide con la fine del tuffo.
Come già consigliato da altri, è bene risalire avendo ancora una scorta di ossigeno sufficiente a permetterti di gestire un’ipotetica emergenza, scongiurando anche l’ipotesi di sincope negli ultimi metri. Una risalita tranquilla da un punto di vista del consumo di ossigeno aiuta senza dubbio, personalmente appena supero l’assetto neutro smetto completamente di pinneggiare, lo considero un buon allenamento che mi impedisce nello stesso tempo di tirare troppo le apnee sul fondo, ‘stranamente’ così ho allungato i tempi di immersione.😉
7 Luglio 2011 alle 20:08 #233721Fulvio57
Partecipante@Lefa wrote:
Ragazzi sul forum di queste cose si è parlato a iosa (evidentemente non abbastanza), come mai non ci sono ancora gli argomenti principali di ogni sezione incollati in alto?
Comunque, ripetiamo poichè diffondere elementi corretti quando si parla di sicurezza in apnea è piuttosto importante. La tua domanda è:qual’è la velocità di risalita e di discesa in cui non si corrono rischi?
Non esiste una velocità standardizzata alla quale non si corrono rischi perché tutte le costanti fisiologiche dell’immersione sono da relazionare alle variabili personali quali condizioni e capacità fisiche.
Un’altra domanda potrebbe essere: in apnea esistono rischi legati a una velocità eccessiva (come abbiamo visto sopra, eccessiva per il proprio corpo) di discesa o risalita?
Certo! In ambedue, e soprattutto nel primo caso le profondità non devono essere necessariamente importanti.Parlando di discesa, è dimostrato che l’apneista può incorrere nell’edema polmonare anche a -10m.
Generalmente, la causa di questo incidente non raro è da imputare al superamento dei propri limiti fisici (allenamento alla pressione) relazionati alla quota di immersione e al tempo in cui avviene la variazione pressoria.
Scomponendo ulteriormente, alcuni fra i fattori principali che concorrono al verificarsi di questo incidente sono la velocità di discesa, la variazione della pressione ambiente e gli sforzi fisici che modificano le condizioni di pressione all’interno del corpo, contrazioni diaframmatiche incluse.
Nel caso di un passaggio di liquido negli alveoli (edema) i sintomi sono tosse con conseguente difficoltà inspiratoria e catarro insanguinato, non si verificano per forza tutti e tre.
La migliore prevenzione contro questo problema è il graduale adattamento alle quote nuove cercando di tenere sempre una velocità di discesa rilassata, non a caso, gli adattamenti alle quote nuove si fanno con abbondanti pause sul cavo e con incrementi minuscoli (1m) proprio per dare modo al corpo di gestire l’emocompensazione in maniera efficace e non traumatica.
Volendo fare un esempio, se in vita tua non sei mai sceso (es) sotto i -10 e un giorno ti parte il cervello e ti butti a -30, ammesso che tu riesca a risalire è alquanto probabile che risali con un edema perché hai superato i tuoi limiti (corpo allentato alla pressione di -10m) durante la discesa.Parlando di risalita, anche se decisamente più raro è dimostrato che l’apneista può incorrere in malattie da decompressione proprio come colui che fa immersioni, del Taravana abbiamo davvero parlato un sacco e cercando sul forum si trova tutto, la semplice regola di recuperare il doppio del tempo di immersione dovrebbe bastare per non uscire dalla curva di decompressione.
Il problema più frequente col quale deve invece relazionarsi l’apneista medio è il calo della pressione parziale dell’ossigeno negli alveoli durante gli ultimi 10 metri della risalita, fascia nella quale la decompressione è più evidente e che coincide con la fine del tuffo.
Come già consigliato da altri, è bene risalire avendo ancora una scorta di ossigeno sufficiente a permetterti di gestire un’ipotetica emergenza, scongiurando anche l’ipotesi di sincope negli ultimi metri. Una risalita tranquilla da un punto di vista del consumo di ossigeno aiuta senza dubbio, personalmente appena supero l’assetto neutro smetto completamente di pinneggiare, lo considero un buon allenamento che mi impedisce nello stesso tempo di tirare troppo le apnee sul fondo, ‘stranamente’ così ho allungato i tempi di immersione.…Intervieni poco ( troppo poco..) ma quando lo fai sono “mine” !!! 😉
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