Eudi 2009

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  • #1843
    giodap
    Partecipante

    EUDI 2009

    Premetto che non ho visitato questa manifestazione fieristica, ne scrivo riferendomi alle informazioni riportate da amici e clienti, e per ciò che si è potuto leggere al riguardo.
    Perchè dibattere di un evento al quale non si è stati presenti?
    Per motivare l’assenza , per fare una analisi di un mercato, di una realtà  che sta cambiando e che molti operatori del settore dimostrano di non comprendere.
    La pesca subacquea oggi ha due facce: quella presentata dalle riviste cartacee, voluta da certe aziende, fortemente incentrata sull’agonismo e quella degli appassionati che la praticano nel week end o nelle vacanze. Queste aziende vorrebbero che le due facce si sovrapponessero, ma la dicotomia è sempre più evidente: il campione dell’agonismo non è più rappresentativo per il pescatore della domenica, anzi è visto da molti come “il razziatore”, quello, dove passa lui “non cresce più un filo d’erba”.
    L’Eudi come passerella dei grandi campioni “ammazzapesci” è un anacronismo, l’Eudi come vetrina dell’atleta con una collana di pesci ammazzati e uno sparalucertole in mano è una presa in giro sulla quale aziende e riviste investono quattrini distogliendoli dalla ricerca e dalla divulgazione di una cultura diversa, dal punto di vista etico e sostenibile, più valida.
    Appurato che il veicolo pubblicitario è fuori tempo, non è un caso che questa ultima manifestazioni sia stata per molti una delusione per le novità  presentate. Quei due prodotti nuovi quale reale novità  hanno interpretato?
    A quale evoluzione tecnologica si sono ispirate?
    Lo sviluppo del settore era assente perché la crescita è delle piccole imprese che non credono in questi vecchi clichés, in un certo tipo di promozione e di pubblicità 

    Giorgio

    #71511
    siluro_matteo
    Partecipante

    Caro maestro,
    sono un grande appassionato di mare da non molto dedito a questo intrigante connubio di natura e tecnica che è la pesca subacquea. Devo dire che la frequentazione di questo forum, lo studio dei tuoi video e una certa dose di tenacia mi hanno regalato le prime belle soddisafzioni.
    Rispetto all’EUDI 2009, il mio punto di vista è che non avrei rinunciato alla mia pescata di sabato nelle fredde acque del Circeo, nonostante la forte risacca, il magro periodo e la scarsa esperienza mi hanno permesso di mettere a cavetto un solo (ma sudato cefalo! http://www.pescasubacquea.net/index.php?do=vf&id=2951″ onclick=”window.open(this.href);return false;). Tuttavia di ritorno (vivo a Roma), ancora salato e con il segno della maschera, complici i biglietti omaggio, sono passato all’Eudi show e devo anche dire che stanco ma rilassato dalla mia giornata, ho anche apprezzato la passeggiata tra i campioni della pesca sub. Si è trattato in realtà  di una vetrina da osservare con interesse dalla quale mi sento per forza di cose abbastanza lontano, e per questo penso sia abbastanza chiara la mia posizione nella dicotomia dei subacquei. Condivido anche l’assenza di enfasi della pesca subacquea nei suoi principi essenziali e di contatto con la natura.
    A presto,
    matteo

    #71512
    bludive
    Partecipante

    è difficile darti torto.

    Premetto che io la fiera la seguo per motivi professionali da qualche anno.

    Credo comunque che l’Eudi rappresenti quella che è la realtà  della subacquea.
    Un settore fortemente in crisi, non parlo solo di quella economica ma anche di idee e innovazioni.
    Nella subacquea ricreativa (bombolari) sono una 20ina d’anni che non si vede una reale novità , se non forse qualcosa in ambito foto/video.
    Di conseguenza la fiera non potendo esporre idee è passata ad essere vetrina di tour operator e diving sponsorizzati dalle grandi ditte. Defilatesi anche queste la fiera ha perso qualsiasi connotazione, non è più né carne né pesce.

    Una controtendenza alla mancanza di innovazione c’è stata solo nella pescasub, infatti si è tentato di rimediare agli “spazi vuoti” creando l’Apnea Village che, nel 2008, sembrava volesse imporsi (grazie agli sforzi e agli effetti speciali Mares) e che quest anno, nonostante Omer, si è fortemente ridimensionata.
    Per il 2010 potrebbe anche essere peggio, sempre che non si ceda alla tentazione di trasformare la fiera in un mercatino.

    In buona sostanza è vero che l’evoluzione la fanno piccole aziende con prodotti di nicchia, ma vedo come un incubo l’abbandono da parte delle grandi aziende di prodotti entry level. La mia generazione ha iniziato a pescare con pinne di gomma e fucili da 30.000Lire, non vorrei che i 16enni di domani debbano iniziare con pinne in carbonio e fucili doppio elastico: finiremmo per estinguerci prima noi dei pesci….

    Freddi

    #71513
    Fulvio48
    Partecipante

    Quoto tutti gli interventi. Vorrei aggiungere che in queste fiere manca la presenza specifica ed organizzata dei psub a fare da contraltare alla presenza di rappresentanze di aree marine, a vario titolo tutelate, ed alle pro-loco che promuovono vacanze facendo dell’area tutelata un plus. Una volta c’era lo stand FIPSAS, ora non lo so più, ma il suo intervento era in pratica di promozione dell’agonosmo di elite e non di divulgazione di una disciplina sportiva che è anche ambientalmente sostenibile.
    Poichè lo scopo commerciale della fiera sembra avere sempre meno valenza, resterebbe solo lo scopo “spettacolare” della stessa (biglietti e promozione verso il consumatore). Stando così le cose basterà  non andarci più.
    Fulvio

    #71514
    Max
    Moderatore

    @bludive wrote:

    è difficile darti torto.

    Premetto che io la fiera la seguo per motivi professionali da qualche anno.

    Credo comunque che l’Eudi rappresenti quella che è la realtà  della subacquea.
    Un settore fortemente in crisi, non parlo solo di quella economica ma anche di idee e innovazioni.
    Nella subacquea ricreativa (bombolari) sono una 20ina d’anni che non si vede una reale novità , se non forse qualcosa in ambito foto/video.
    Di conseguenza la fiera non potendo esporre idee è passata ad essere vetrina di tour operator e diving sponsorizzati dalle grandi ditte. Defilatesi anche queste la fiera ha perso qualsiasi connotazione, non è più né carne né pesce.

    Una controtendenza alla mancanza di innovazione c’è stata solo nella pescasub, infatti si è tentato di rimediare agli “spazi vuoti” creando l’Apnea Village che, nel 2008, sembrava volesse imporsi (grazie agli sforzi e agli effetti speciali Mares) e che quest anno, nonostante Omer, si è fortemente ridimensionata.
    Per il 2010 potrebbe anche essere peggio, sempre che non si ceda alla tentazione di trasformare la fiera in un mercatino.

    In buona sostanza è vero che l’evoluzione la fanno piccole aziende con prodotti di nicchia, ma vedo come un incubo l’abbandono da parte delle grandi aziende di prodotti entry level. La mia generazione ha iniziato a pescare con pinne di gomma e fucili da 30.000Lire, non vorrei che i 16enni di domani debbano iniziare con pinne in carbonio e fucili doppio elastico: finiremmo per estinguerci prima noi dei pesci….

    Freddi

    Quoto in pieno le tue ultime parole, ma le tue e le nostre (mi schiero anch’io con te) paure si sono gia materializzate, basta che ti fai un giro sul forum…

    #71515
    Dariowfr
    Partecipante

    Per me è stata la mia prima visita all’ Eudi, anche perche nelle sue vecchie edizioni nn ero riuscito a sbrogliarmi con il lavoro per quei giorni! Purtroppo ho sentito dire che sara l’ultima che faranno a Roma, il prossimo anno la riportenno di nuovo a Genova se nn sbaglio.
    A me come primo impatto nn essendoci mai stato ho notato che hanno tralasciato moltissimo spazio per i pescasub, bastava vedere gli stand e i padiglioni come erano attrezzati la maggior parte nn riguardava cio.
    Tra le molte riviste che ho notato, per curiosita di cose ne ho voluto comprare un paio e sono BluHunter e Pescare Apnea per notare le differenze di queste due nuove testate con i loro primi numeri!
    Io credo che un ottima rivista debba dare appoggio al sub facilitarlo nei suoi strumenti quotidiani che porta sott’acqua e incuriosirlo nel cercare nuovi argomenti su cui poter crescere e migliorare. 😀

    #71516
    giodap
    Partecipante

    Caro Freddi con il concetto espresso :
    “In buona sostanza è vero che l’evoluzione la fanno piccole aziende con prodotti di nicchia, ma vedo come un incubo l’abbandono da parte delle grandi aziende di prodotti entry level. La mia generazione ha iniziato a pescare con pinne di gomma e fucili da 30.000Lire, non vorrei che i 16enni di domani debbano iniziare con pinne in carbonio e fucili doppio elastico: finiremmo per estinguerci prima noi dei pesci….”
    Di un certo effetto in questo periodo di crisi, perché tocchi il nervo sensibile del portafoglio, da osservatore acuto quale sei sempre stato, mi sembra trascuri
    1) i giovani squattrinati tanta passione e tanto tempo a disposizione, ora sono diventati arbageppetti e si costruiscono il loro fucile (chissà  da chi hanno imparato)
    2) In commercio ci sono ottime pinne in tecnopolimero di basso costo (con quelle io ho pescato a 35 m nel primo agguato profondo)
    Chi vuole fare pesca subacquea, oggi, non deve per forza spendere grandi cifre e tieni presente che quasi tutti i giovani si auto-finanziano col pesce catturato cominciando a venderlo alla mamma (è inutile nascondere questa realtà ), noi genovesi negli anni ’60 facevamo così…ma erano altri tempi!
    A quei tempi entravo in acqua senza muta con un maglione a collo alto stretto dentro il costume.
    Mi sono costruito la prima muta raccogliendo nel cassonetto della spazzatura i ritagli di neoprene della Cressi a Genova Quinto, incollando poi tutte le pezze e assemblandole su un modello ricavato dalla muta di un amico ricco… ma erano altri tempi!
    3) Le grandi aziende nel passato con bassa tecnologia si sono arricchite con i p.sub ( io lavoravo in Technisub…), quando avrebbero dovuto investire in ricerca per restare al passo con la tecnologia delle piccole aziende, hanno preferito invece continuare a offrirti la stessa minestra, le stesse attrezzature in un piatto diverso, puntando ancora sulla pubblicità  delle riviste cartacee e in manifestazioni svuotate di idee e innovazioni.
    La piccola azienda, però, lavora con costi alti: il mio meccanismo di sgancio, ad esempio, è tagliato al laser, i bassi numeri dei prodotti venduti non mi consentono modelli di lavorazione più economici come l’impiego dello stampaggio (ammortizzare uno stampo richiede molti pezzi venduti) e alla fine devo offrire un prodotto al prezzo di nicchia!

    Infine mi sembra di leggere una vena critica verso l’evoluzione tecnologica: perché non essere contenti che i nostri giovani scendano con le pinne in carbonio? Sai quanti ne sono morti a spingere dal fondo con le pinne in tecnopolimero? Qualcuno l’ho acchiappato per il cappuccio…con le pinne in carbonio probabilmente non sarebbe successo.
    Se i pesci si evolvono e si tengono a distanza, alla fine, sei costretto a tirarli con un arbaléte doppio elastico!
    finiremmo per estinguerci prima noi dei pesci…. di questo ne convinto anche io, ma non perché le attrezzature saranno troppo care!
    Giorgio

    #71517
    bludive
    Partecipante

    Caro Giorgio,
    come sempre più spesso mi trovo a constatare, scrivere su un forum produce più incomprensioni che altro.

    Non credo che sull’argomento la pensiamo diversamente. Sono convinto che le piccole aziende abbiano, in questo momento, la possiblità  di evolvere la pescasub: tecnicamente e, forse, eticamente.
    Sono anche consapevole che i prezzi siano dettati da leggi ferree di mercato, personalmente, da subacqueo maturo non trovo niente di male a spendere per un fucile di nicchia. Diciamo che sapendo ciò che mi serve trovo logico rivolgermi a chi mi offre il max in quel segmento. Lostesso vale per pinne, mute o altro.

    Torniamo però al ragazzino che comincia a pescare. La mia generazione ha conosciuto, tra gli anni ’80 e ’90, il boom della subacquea in tutte le salse. Tutti nella mia generazione (parlo di chi come me abita al mare) compravano un viper, un paio di pinne e una maschera e giù sparare polpi (…e vero da vendere). Nel giro di un paio di stagioni solo i più dodati o i più motivati hanno continuato. Molti di questi non avrebbero mai iniziato se non con prodotti entry level, poi col tempo siamo passati ad altri fucili ed altri materiali. Sono quelli che adesso si rivolgono al prodotto al top perché possono usarlo e capirlo, almeno in parte.

    Questo il mio timore: che la pesca non sia più uno sport che si inizia spendendo due lire e alla portata di tutti. Cioè che quella selezione che il mare fa comunque sia anticipata da quella del portafoglio.

    L’eudi (mi perdonerete se faccio nomi e cognomi) mi ha dato l’impressione che le grandi aziende si siano svegliate dal torpore che le cullava da anni e hanno deciso che devono, anche loro, produrre solo strumenti di nicchia: il riferimento è a Mares, Omer e Spora.
    Tolto l’Airbalete non si è vista un’innovazione a cercarla col lanternino. Eppure i prezzi sono allineati a quelli di nicchia.

    Fino a qualche anno fa una attrezzatura da sub ricreativo (bombolaro) costava uno sproposito in confronto a quella da p.sub, adesso siamo li.

    Nessuna critica quindi verso quell’evoluzione a cui, io per primo, ho attinto “a scrocco” mi rendo conto.
    La mia critica per niente velata è nei confronti di chi, spendendo poco o nulla in ricerca, non crea nuovo mercato ma cerca di scalzare le nicchie create da chi la ricerca l’ha fatta.

    Mi scuso se mi son dilungato un po’.
    Ma, come si dice da queste parti: “spero di essermi capito”. 😀

    P.S. anche un po’ OT: ho provato a entrare a C.Testa oggi ma sembrava di stare sulle montagne russe :mrgreen:

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