Legno o carbonio per i fucili???

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  • #66910
    giodap
    Partecipante

    Entro in questo topic come noto costruttore di arbalétes di legno.
    Il lettore penserà  che cominci subito ad elencare i vantaggi di questo materiale nella costruzione dell’attrezzo principe per la pesca subacquea: il fucile, nei confronti di un materiale ad alta tecnologia come il composito in fibra di carbonio, invece, preferisco partire da un altro punto di vista per dimostrare che questo confronto è mal posto.
    Se l’arbaléte in carbonio (semplifico il riferimento al composito) è ben progettato può essere uguale o superiore ad un arbaléte in legno.
    La superiorità  e la preferenza deve rivolgersi al progetto non alla scelta del materiale strutturale.
    Forse sono stato il primo atleta ad aver condotto tutto il campionato italiano assoluto di pesca subacquea, in quattro giornate (quello delle isole Tremiti), con un arbaléte.
    La scuola italiana di pesca subacquea allora era dominata dai fucili oleopneumatici della Mares, mentre in Francia erano più diffusi gli arbalétes degli Spora , Beauchat …
    L’uso di questo attrezzo però, nel mio caso si perdeva nel passato remoto, in quel tempo usavo l’arbaléte in tubo di alluminio: ogni tanto si allagava, cambiavo gli Oring dei tappi, per un po’ andava avanti ma alla fine le piccole camolature di corrosione all’interno del tubo compromettevano la tenuta degli Oring e bisognava sostituire il tubo…Sono passato, quindi, al legno!
    Mi ricordo ancora le prime sensazioni che mi ha trasmesso il fucile che avevo assemblato col fusto del Petrali , l’impugnatura e la testata del Marlin Beauchat: grande stabilità  del fucile all’impugno, rinculo ridotto, maggiore precisione, facilità  di brandeggio. Non sono più tornato indietro, alle vecchie soluzioni, tranne quando i casi della vita (i miei primi video con Pisciottu) mi hanno fatto conoscere Bonfanti titolare della C4 che costruiva telai per biciclette e pale di carbonio e sponsorizzava la Imago videosub. Le sue pale di carbonio mi avevano conquistato a tal punto che quando Bonfanti mi propose di testare un fucile dello stesso materiale mi resi subito disponibile: così provai quello che Emanuele Zara in una presentazione sulla rivista Pescasub aveva chiamato la “zanzara”. Era un fucile dal fusto tronco conico con elastico circolare.
    Ometto tutto il resto della storia fino a giungere al Monoscocca che ho impiegato nei video Agguato all’orata dalla superficie e Aspetto dinamico al dentice 1.
    Il feeling con il Monoscocca non è mai sbocciato.
    C4 era lo sponsor dei miei video ed io ero convinto di trovarmi ad una svolta epocale della costruzione degli arbalétes, l’ho usato forse per un anno apportando tutte le modifiche che ritenevo opportune, non riuscendo a capire, però, quale armamento fosse il migliore.
    Alla fine riuscivo a catturare (non sempre) pesci a tre metri ma padellavo quelli a un metro dalla punta del fucile.
    Si può dire che il mio studio balistico parte studiando con la videocamera il funzionamento del Monoscocca.
    Questa “personale” cronaca storica non per dire che il mio ritorno al legno è conseguente ai limiti evidenziati dal carbonio, ma ai limiti che ritenevo insiti nel progetto Monoscocca.
    Sono eventi di quasi dieci anni fa, mi auguro che Bonfanti abbia risolto i problemi dei suoi primi arbalétes, ma ribadisco che non è il materiale che conta ma il progetto dell’arbaléte.
    Giorgio

    #66911
    dentex
    Partecipante

    @giodap wrote:

    Entro in questo topic come noto costruttore di arbalétes di legno.
    Il lettore penserà  che cominci subito ad elencare i vantaggi di questo materiale nella costruzione dell’attrezzo principe per la pesca subacquea: il fucile, nei confronti di un materiale ad alta tecnologia come il composito in fibra di carbonio, invece, preferisco partire da un altro punto di vista per dimostrare che questo confronto è mal posto.
    Se l’arbaléte in carbonio (semplifico il riferimento al composito) è ben progettato può essere uguale o superiore ad un arbaléte in legno.
    La superiorità  e la preferenza deve rivolgersi al progetto non alla scelta del materiale strutturale.
    Forse sono stato il primo atleta ad aver condotto tutto il campionato italiano assoluto di pesca subacquea, in quattro giornate (quello delle isole Tremiti), con un arbaléte.
    La scuola italiana di pesca subacquea allora era dominata dai fucili oleopneumatici della Mares, mentre in Francia erano più diffusi gli arbalétes degli Spora , Beauchat …
    L’uso di questo attrezzo però, nel mio caso si perdeva nel passato remoto, in quel tempo usavo l’arbaléte in tubo di alluminio: ogni tanto si allagava, cambiavo gli Oring dei tappi, per un po’ andava avanti ma alla fine le piccole camolature di corrosione all’interno del tubo compromettevano la tenuta degli Oring e bisognava sostituire il tubo…Sono passato, quindi, al legno!
    Mi ricordo ancora le prime sensazioni che mi ha trasmesso il fucile che avevo assemblato col fusto del Petrali , l’impugnatura e la testata del Marlin Beauchat: grande stabilità  del fucile all’impugno, rinculo ridotto, maggiore precisione, facilità  di brandeggio. Non sono più tornato indietro, alle vecchie soluzioni, tranne quando i casi della vita (i miei primi video con Pisciottu) mi hanno fatto conoscere Bonfanti titolare della C4 che costruiva telai per biciclette e pale di carbonio e sponsorizzava la Imago videosub. Le sue pale di carbonio mi avevano conquistato a tal punto che quando Bonfanti mi propose di testare un fucile dello stesso materiale mi resi subito disponibile: così provai quello che Emanuele Zara in una presentazione sulla rivista Pescasub aveva chiamato la “zanzara”. Era un fucile dal fusto tronco conico con elastico circolare.
    Ometto tutto il resto della storia fino a giungere al Monoscocca che ho impiegato nei video Agguato all’orata dalla superficie e Aspetto dinamico al dentice 1.
    Il feeling con il Monoscocca non è mai sbocciato.
    C4 era lo sponsor dei miei video ed io ero convinto di trovarmi ad una svolta epocale della costruzione degli arbalétes, l’ho usato forse per un anno apportando tutte le modifiche che ritenevo opportune, non riuscendo a capire, però, quale armamento fosse il migliore.
    Alla fine riuscivo a catturare (non sempre) pesci a tre metri ma padellavo quelli a un metro dalla punta del fucile.
    Si può dire che il mio studio balistico parte studiando con la videocamera il funzionamento del Monoscocca.
    Questa “personale” cronaca storica non per dire che il mio ritorno al legno è conseguente ai limiti evidenziati dal carbonio, ma ai limiti che ritenevo insiti nel progetto Monoscocca.
    Sono eventi di quasi dieci anni fa, mi auguro che Bonfanti abbia risolto i problemi dei suoi primi arbalétes, ma ribadisco che non è il materiale che conta ma il progetto dell’arbaléte.
    Giorgio

    Ciao Giorgio, sono daccordo su quello che hai scritto.. Se un’arba viene progettato a dovere, i risulatati saranno soddisfacenti al di là  della scelta dei materiali……La domanda mi viene spontanea:come mai riuscivi a catturare i pesci a tre metri e padellavi quelli ad un metro dalla punta del fucile?

    #66912
    giodap
    Partecipante

    La traiettoria di quell’arbaléte era molto particolare: essendo leggero il momento di rinculo sollevava molto la punta del fucile. Nella balistica interna l’asta seguiva il movimento del fusto cabrando verso l’alto, ma quando aveva superato con la sua mezzeria il piano si scorrimento della testata ricevendo un colpo sulla sua coda, la punta picchiava di brutto verso il basso.
    Ecco la prima fase di indeterminazione balistica : il puntamento rettilineo che adottiamo tutti non serviva se non si teneva conto di questa traiettoria tipica dei fusti di poca massa.
    Nella seconda fase della balistica esterna, l’avanzamento dell’asta si stabilizzava (planava sull’acqua) senza più deviazioni seguendo la traiettoria di tutti i proietti lanciati in orizzontale, ovvero seguiva una parabola verso il basso .
    Col tempo il cervello si abitua a calcolare l’impatto col bersaglio anche con traiettorie particolari prendendo riferimenti personali ad esempio un certo angolo di inclinazione dell’asta rispetto al pesce . La statistica positiva di questi tiri però è molto bassa perchè ogni volta bisogna calcolare mentalmente l’alzo più opportuno che dipendeva dalla distanza del pesce dalla punta del fucile e con gli errori di valutazione dovuti alla rifrazione dei raggi luminosi attraverso diversi mezzi (acqua-vetro -aria)… non è cosa semplice.
    Sulle lunghe distanze era più facile questo tipo di correzione, ma sulle brevi il saliscendi della punta mi metteva proprio i crisi…
    Giorgio

    #66913
    dentex
    Partecipante

    @giodap wrote:

    La traiettoria di quell’arbaléte era molto particolare: essendo leggero il momento di rinculo sollevava molto la punta del fucile. Nella balistica interna l’asta seguiva il movimento del fusto cabrando verso l’alto, ma quando aveva superato con la sua mezzeria il piano si scorrimento della testata ricevendo un colpo sulla sua coda, la punta picchiava di brutto verso il basso.
    Ecco la prima fase di indeterminazione balistica : il puntamento rettilineo che adottiamo tutti non serviva se non si teneva conto di questa traiettoria tipica dei fusti di poca massa.
    Nella seconda fase della balistica esterna, l’avanzamento dell’asta si stabilizzava (planava sull’acqua) senza più deviazioni seguendo la traiettoria di tutti i proietti lanciati in orizzontale, ovvero seguiva una parabola verso il basso .
    Col tempo il cervello si abitua a calcolare l’impatto col bersaglio anche con traiettorie particolari prendendo riferimenti personali ad esempio un certo angolo di inclinazione dell’asta rispetto al pesce . La statistica positiva di questi tiri però è molto bassa perchè ogni volta bisogna calcolare mentalmente l’alzo più opportuno che dipendeva dalla distanza del pesce dalla punta del fucile e con gli errori di valutazione dovuti alla rifrazione dei raggi luminosi attraverso diversi mezzi (acqua-vetro -aria)… non è cosa semplice.
    Sulle lunghe distanze era più facile questo tipo di correzione, ma sulle brevi il saliscendi della punta mi metteva proprio i crisi…
    Giorgio

    Quindi gli arba che hanno poca massa, converrebbe allestirli con elastici “leggeri” questo per attutire il fenomeno del rinculo….

    #66914
    Lupus82
    Partecipante

    Caro Giorgio, sono daccordo su tutto cio che hai precedentemente espresso…..ho una curiosità  di cui vorrei avere una conferma; 5-6 anni fa mi prestarono uno monoscocca c4 (vecchio modello) quello che usavi nei video sull’agguato alle orate….volevo togliermi lo sfizio di provare sto famoso fucile in carbonio e lo usai per 2 pescate……e devo dire che trovai subito delle difficoltà , soprattutto nelle gestione del rinculo, quest’ultimo mi provocava un forte indolenzimento del polso.
    ll fucile troppo leggero, aveva un rinculo esagerato e anch’io padellavo spesso pesci sulle brevi distanze, non riuscendo a darmi una spiegazione; quindi infine, quello che volevo chiederti è questo: anche tu percepivi questo indolenzimento al polso?
    Premetto che da quando ho il Medijedi non ho più avuto questi problemi, la buona massa del fusto riesce ad assorbire perfettamente il riculo (“quasi inesistente”) dell’arbalete.
    Ti ringrazio anticipatamente!

    Ps. Ti ricordi di me? sono Angelo, amico di Giuseppe (Mosgi) 😉 ti ho spedito un cd con foto di arbalete in legno….

    #66915
    Lupus82
    Partecipante

    Quindi gli arba che hanno poca massa, converrebbe allestirli con elastici “leggeri” questo per attutire il fenomeno del rinculo…..

    Dentex, a mio parere si dovrebbe aumentare la massa, in modo tale che quest’ultima riesca ad assorbire al meglio il rinculo del fucile; poi dipende da cosa intendi per “allestirli con elastici leggeri”;
    Se con questo intendi installare delle gomme piu lunghe, non penso si risolva il probema, bisognerebbe invece puntare sempre ad un fusto di buona massa.
    Se invece intendi che bisogna passare da 2 elastici ad uno (riferendosi ad un fucile molto leggero), allora son daccordo con te!
    Ho conosciuto persone che si azzardavano a montare coppie di circolari su fuciletti in alluminio super leggeri….con conseguente imbananamento del tubo e imprecisione pazzesca del tiro……..hanno subito abbandonato la scelta tecnica del doppio elastico 😆

    #66916
    dentex
    Partecipante

    @Lupus82 wrote:

    Quindi gli arba che hanno poca massa, converrebbe allestirli con elastici “leggeri” questo per attutire il fenomeno del rinculo…..

    Dentex, a mio parere si dovrebbe aumentare la massa, in modo tale che quest’ultima riesca ad assorbire al meglio il rinculo del fucile; poi dipende da cosa intendi per “allestirli con elastici leggeri”;
    Se con questo intendi installare delle gomme piu lunghe, non penso si risolva il probema, bisognerebbe invece puntare sempre ad un fusto di buona massa.
    Se invece intendi che bisogna passare da 2 elastici ad uno (riferendosi ad un fucile molto leggero), allora son daccordo con te!
    Ho conosciuto persone che si azzardavano a montare coppie di circolari su fuciletti in alluminio super leggeri….con conseguente imbananamento del tubo e imprecisione pazzesca del tiro……..hanno subito abbandonato la scelta tecnica del doppio elastico 😆

    Faccio un esempio per capirci meglio:se su un’arba con una massa ridotta montassimo degli elastici da 16 invece che da 18 il rinculo dovrebbe essere minore e quindi avremmo un po più di precisione…..questo volevo dire…. 😀

    #66917
    Lupus82
    Partecipante

    @dentex wrote:

    @Lupus82 wrote:

    Quindi gli arba che hanno poca massa, converrebbe allestirli con elastici “leggeri” questo per attutire il fenomeno del rinculo…..

    Dentex, a mio parere si dovrebbe aumentare la massa, in modo tale che quest’ultima riesca ad assorbire al meglio il rinculo del fucile; poi dipende da cosa intendi per “allestirli con elastici leggeri”;
    Se con questo intendi installare delle gomme piu lunghe, non penso si risolva il probema, bisognerebbe invece puntare sempre ad un fusto di buona massa.
    Se invece intendi che bisogna passare da 2 elastici ad uno (riferendosi ad un fucile molto leggero), allora son daccordo con te!
    Ho conosciuto persone che si azzardavano a montare coppie di circolari su fuciletti in alluminio super leggeri….con conseguente imbananamento del tubo e imprecisione pazzesca del tiro……..hanno subito abbandonato la scelta tecnica del doppio elastico 😆

    Faccio un esempio per capirci meglio:se su un’arba con una massa ridotta montassimo degli elastici da 16 invece che da 18 il rinculo dovrebbe essere minore e quindi avremmo un po più di precisione…..questo volevo dire…. 😀

    Beh, a rigor di logica, si! 😉

    #66918
    fabiocar
    Partecipante

    da quando uscirono i primi monoscocca ,hagli attuali mister carbon,ed urukay ,ce ne’ passata di acqua sotto i ponti.
    devo dire che i progetti,si sono evoluti nella direzione intrapresa dai testi di giorgio dapiran.
    se si considera il fatto,che determinati fenomeni,sono inevitabilmente visibili,e si “sentono”,e’ anche inutile continuare credere in un progetto pieno di lacune.
    le soluzioni progettuali ,hanno risolto piu’ i problemi degli altri,che quelli descritti,per ampliare i margini di miglioramento degli jedi.

    va’ anche detto,che mai nessuno ,avrebbe creduto che il discorso sugli arbaletes, diventasse cosi’ articolato e complesso.
    nel giro di pochi anni,si e’ arrivati a conoscienze consapevoli,che mai prima si sarebbe pensato pur minimamente di conoscere.
    il fucile ,veniva giudicato per il suo potere atrattivo,e per la pubblicita’ che faceva da biglietto da visita,non certo per delle doti studiate a tavolino, intrinseche nell’arma
    ricordo la o.me.r,che usci’ con un incentivo rottamazione,proprio in concomtanza ,con l’uscita dei primi excalibur carbon,e master 2000.
    sembrava che una era di fucili dal fusto in alluminio,fose di colpo terminata.piu’ di una ditta,ha sfoggiato il suo fusto in carbonio,a tal punto,che c’e’ stato un momento,che reperire un classico abaletes,con fusto in alluminio,era diventato un problema.

    si e’ poi cercata la strada dell’innovazione incosapevole,ossia lanciare sul mercato,fucili dal fusto in ceramica e graphyte,oppure in kevlar,o carbon kelar,parlo dei master competition,dei mb 2000 e del excalibur kevlar,fucili,che hanno visto la luce ,sono durati un anno,e sono spariti.

    allora io mi chiedo!cosa e’ servito proporre innovazioni di materiale,alla fine poi di un tubo si tratta,che gira che ti rigira,hanno riportato i fusti in aluminio ,come miglior compromesso tra i fucili assemblati in 3 pezzi.

    ricordo un filmato con carlos osorio,non ricordo il titolo della cassetta vhs,ma ricordo il picasso carbono che usava,e ricordo un fermo inmagine,che feci mentre tirava ad un carrangide…..incredibile pensai!
    il fucile,a tiro ultimato,aveva la punta sollevata,mentre l’asta,contrariamente,era posta diagonalmente alla linea del fusto del fucile.

    tutto questo ,mi riconduce al dicorso del maestro,e’ il progetto che conta!molto di piu’ del materiale.

    #66919
    nikcossu83
    Partecipante

    @Cavallo_Selvaggio wrote:

    Io ho messo nessuna delle due…perchè per il mio modo di pescare mi dannegerebbero…ti spiego perche: premetto che sono entrambi ottimi materiali.

    Il legno ha bisogno di attenzioni e io ogni tanto qualche bottarella ai miei fucili ce la faccio prendere quindi avrei paura a tenerne uno.

    Il carbonio con il doppio elastico si imbarca e nonostante io non utilizzi doppi elastici per varie ragioni non sento la necessità  di andare su un carbonio di cui non saprei che farmene.

    non è assolutamente vero che il carbonio si imbarca!

    #66920
    Cavallo_Selvaggio
    Partecipante

    @nikcossu83 wrote:

    @Cavallo_Selvaggio wrote:

    Io ho messo nessuna delle due…perchè per il mio modo di pescare mi dannegerebbero…ti spiego perche: premetto che sono entrambi ottimi materiali.

    Il legno ha bisogno di attenzioni e io ogni tanto qualche bottarella ai miei fucili ce la faccio prendere quindi avrei paura a tenerne uno.

    Il carbonio con il doppio elastico si imbarca e nonostante io non utilizzi doppi elastici per varie ragioni non sento la necessità  di andare su un carbonio di cui non saprei che farmene.

    non è assolutamente vero che il carbonio si imbarca!

    Rispetto all alluminio risente maggiormente del doppio elastico! ragione per cui il c4 usa elastico a coppia singola tiratissima!

    #66921
    dnlzmp
    Partecipante

    @nikcossu83 wrote:

    @Cavallo_Selvaggio wrote:

    Io ho messo nessuna delle due…perchè per il mio modo di pescare mi dannegerebbero…ti spiego perche: premetto che sono entrambi ottimi materiali.

    Il legno ha bisogno di attenzioni e io ogni tanto qualche bottarella ai miei fucili ce la faccio prendere quindi avrei paura a tenerne uno.

    Il carbonio con il doppio elastico si imbarca e nonostante io non utilizzi doppi elastici per varie ragioni non sento la necessità  di andare su un carbonio di cui non saprei che farmene.

    non è assolutamente vero che il carbonio si imbarca!

    Nickossu, credo che se tu avessi letto con maggiore attenzione gli interventi successivi a quelli di cavallo avresti trovato la risposta al tuo quesito 😉

    #66922
    fabiocar
    Partecipante

    secondo il mio parere,un fucile, imbarca sotto carico,quando il suo limite progettuale viene superato.
    a questo punto,si puo’ dire che i fucili progettati col doppio circolare,non risentono di problemi ,rispetto a fucili progettati col singolo,e poi in un secondo tempo,si aggiunge il doppio per aumentare la performance.
    di c4,non ne esiste un modello,l’urukai ,propone la doppia coppia di cirolari,e’ sempre un c4,ma progettualmente e’ diverso dal mister carbon.
    io sono un ferreo sostenitore dei fucili in legno,e non posso fare a meno di notare,proprio per esigenze pratiche ,il sempre piu’ allineamento strutturale ,tra materiale vivo e materiale sintetico.
    al di sopra di un certo range di potenza installata,ho notato che le forme convergono piu’ o meno negli stessi punti ,sia per il legno,sia per carbonio.
    a questo punto,la palla passa in mano alle geometrie che distribuiscono le masse,alle forme ,che ne delineano la figura,alle forze,che devono necessariamente convergere , in una direzione ,dove il carico,non gravi sulla struttura.
    sono tutti questi particolari,che si incastrano tra di loro ,in una rete cosi’ complessa ,che molto difficilmente e’ giudicabile ,con una risposta fredda,e non ponderata.

    #66923
    giodap
    Partecipante

    Con questo intervento voglio affrontare e chiarire alcuni luoghi comuni sui materiali in questione.
    1) Fin dalla sua introduzione come materiale strutturale degli arbalétes, il composito in fibra carbonio (semplifico: carbonio) è stato ritenuto superiore agli altri materiali (legno e tubo di alluminio semplice, o rivestito di materiali plastici) perché notoriamente molto più rigido quando è sottoposto a flessione. I fusti in tubo di alluminio e di legno (con certe sezioni del fusto), a fucile carico evidenziavano frecce di flessione di alcuni millimetri, gli arbalétes caricati sembravano banane e davano l’impressione di essere poco più che giocattoli (“sparalucertole”).
    In verità , sono convinto che i produttori di qualche anno fa considerassero gli arbalétes poco più di un giocattolo e non abbiano affrontato il loro progetto con dovizia di mezzi tecnici, sarebbe bastato montare tubi di leghe di alluminio di maggior spessore o di miglior qualità  e relativamente al legno , essenze pregiate , per risolvere questo problema.
    Queste aziende, ad un certo punto hanno preferito rivolgersi al tubo di carbonio (che costa pochi euro) per risolvere un problema prevalentemente estetico imponendo e cavalcando una nuova moda: certi tubi di carbonio sotto carico flettono come quelli di alluminio (l’ing. Errondosoro con dei test nel suo laboratorio di ricerca lo ha evidenziato in alcuni articoli pubblicati sulla rivista Apnea). Anche in questo caso il problema era quello dei costi e della qualità  del prodotto: certi tubi in carbonio non flettono, altri si!
    2) Ma è così importante questa flessione o è una fissazione che è stata abilmente inculcata nei p.sub? A quei tempi nessuno pensava di studiare la balistica di questi attrezzi, i responsabili commerciali come stregoni medioevali tramite la pubblicità  proponevano pozioni e formule magiche dalle parole roboanti che nessuno verificava: la balistica dell’asta che viaggia mediamente a 20 m/sec non si può studiare ad occhio (l’occhio umano riesce a distinguere solo movimenti che si compiono sopra il decimo di secondo).
    Arriviamo agli studi con videocamera ad alta velocità : la flessione del fusto degli arbalétes con guida per l’asta influenza sicuramente l’oscillazione armonica che caratterizza la balistica esterna: gli elastici tramite l’archetto lanciano un’asta che appoggiandosi sul fusto assume una configurazione flessa soprattutto nelle aste di piccolo diametro, ma anche negli arbalétes senza guida, l’asta si flette per effetto del suo peso e, in questo caso, la flessione del fusto è ininfluente, anzi:
    Il ritorno elastico del fusto appena gli elastici entrano in azione (il fusto si scarica della sollecitazione a flessione e si raddrizza) contrasta il Momento di Rinculo (MR) che ha un senso contrario.
    3) Si deve concludere che una leggera flessione del fusto sotto carico non è come si crede, negativa, ma riduce gli effetti inopportuni del sollevamento della punta del fucile dovuta al MR.
    Grandi flessioni invece possono alterare la balistica interna toccando la coda dell’asta superiormente con la testata (la superficie interna del foro di guida dell’asta)
    Continua…
    Giorgio

    #66924
    luciano.garibbo
    Partecipante

    Alla fine forse il Phantom della Mares come fucile nato alla ricerca di brandeggio e precisione senza velleità  di potenza, configurato con asta leggera e molle “facili” non è quel “brutto progetto” come molti tendono a sdoganarlo in giro per il mondo virtuale, oltretutto accompagnato da un prezzo adeguato alle pretese che ha.

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